di giovanni perazzoli
Mentre gli elettori di centrodestra e centrosinistra convergono su Kamala Harris, riconoscendo – al di là delle appartenenze politiche – i rischi di destabilizzazione che Trump porta con sé, il 54% degli elettori del M5S sogna il ritorno dell’ex presidente americano (con un 21% di “non so” che parla da solo).
Il Movimento nato contro la “casta” resta fedele alla sua vocazione antisistema, che però è il sistema che ha garantito all’Occidente decenni di libertà e prosperità. Gli elettori di centrodestra avrebbero dovuto seguire Trump, ma comprendono che la posta in gioco è la stabilità del mondo e della pace (proprio della pace). Capiscono la gravità dei rapporti tra Trump e Putin, e che molte cose nei loro rapporti non tornano (e non possono tornare). Per la base del M5S non è così, riescono a preferire chi definisce l’UE “peggio della Cina” e che invita Mosca a “invadere chi non paga” il dovuto all’Alleanza Atlantica – parole che, minando la compattezza NATO proprio quando servirebbe come strumento di dissuasione, ci costringono a spendere di più per una difesa meno efficace.
Il “capo largo” è pieno di mine. Diffidare di chi cavalca l’antipolitica. La crisi della democrazia è più facile che apra le porta al virus che la ucciderà definitivamente, che a una soluzione.