Archivi categoria: ALLARMI SON FASCISTI!….

Giorgia Meloni e la sua visione trumpiana del mondo

di Pier Virgilio Dastoli

Del discorso di sedici minuti del 24 settembre pronunciato dalla premier italiana Giorgia Meloni alla Assemblea annuale delle Nazioni Unite a New York (LINK), dopo il comizio di cinquanta cinque minuti di Donald Trump del 23 settembre, conviene sottolineare la sua visione del mondo e dell’Europa in cui viene smentita l’idea di una apparente equidistanza fra atlantismo ed europeismo con una conferma della sua visione trumpiana del mondo e della soluzione delle gravi sfide in corso a cominciare dalle guerre in Ucraina e Gaza. Continua la lettura di Giorgia Meloni e la sua visione trumpiana del mondo

lo sgombero del “leoncavallo”

di critica liberale

Da Locke in poi i liberali hanno sempre considerato la proprietà privata una condizione necessaria della libertà. 

Quindi, anche Critica ritiene corretto lo sgombero di un locale occupato contro la volontà dei legittimi proprietari. 
Per manifestare adesione all’odierno sgombero del Leoncavallo, però, Critica attende il simmetrico sgombero di Casa Pound dai locali illegalmente occupati a Roma.
Ciò che ovviamente non accadrà mai.
La banale verità è che, con la partecipazione elettorale ai minimi storici, la Destra serra le fila motivando i propri elettori con una operazione di facciata contro il “nemico”. Altro che lotta alla illegalità. 
Dall’altra parte si balbetta, vaneggiando di copertura al centro e di apertura ai moderati.
Pagheranno anche questo errore.

LA BOMBA NERA La strage. Bologna 2 agosto 1980

(Foto di Mauro Zanella)

Questo discorso pronunciato sabato 2 agosto 2025 è il ricordo commosso che le amiche e gli amici della nonviolenza, riuniti contro l’atomica, tutte le guerre e tutti i terrorismi per la 179° settimana a Torino, in piazza Carignano, rivolgono alle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980: la strage forse più orribile. Una strage indiscriminata che a distanza di 45 anni ci appare tanto più terrificante quanto più appare ingiustificata, gratuita, e come tale imprevedibile e irreparabile.

di pietro polito

Quella mattina, ore 10 e 25, stazione di Bologna, un’esplosione assordante, una strage: 89 morti, 200 feriti. La leggerezza dell’estate inghiottita in un boato, perduta per sempre. Da allora ho imparato ad associare il mese di agosto non più alla spensieratezza, semmai si potesse stare senza pensieri, bensì alla luce che racchiude la speranza.

Come scrive il maestro Edgar Morin, oggi, nel secolo nuovo, “l’atteggiamento di chi spera si fonda sulle possibilità inespresse del genere umano, è una scommessa sull’improbabile. Non è più la speranza escatologica dello scontro finale, ma è la speranza coraggiosa della lotta che inizia” (E. Morin, Semi di saggezza, Raffaello Cortina Editore, Milano 2025, p. 88).

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100 Meloni, l’emergenza come sistema

di angelo perrone

 Il Governo Meloni ha raggiunto quota cento decreti legge dalla sua entrata in carica, con una media mensile di 3,03, quasi in linea con i governi precedenti come Draghi e Conte bis, e superiore al Conte uno. Il dato numerico, di per sé elevato, solleva interrogativi sulla natura e la qualità dell’azione legislativa governativa, ben oltre la statistica.

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Il decreto sicurezza e il silenzio dei liberali à la carte

di andrea bitetto

Ieri avrebbe potuto esser una giornata facile facile per il liberale in servizio permanente effettivo. Approvato il decreto sicurezza al Senato, il liberale d’ordinanza, che spende buona parte delle sue giaculatorie contro le unghie troppo affilate dei pubblici ministeri (ed ha ragione) o contro gli occhi e le orecchie troppo distratte di troppi giudici (ed anche qui: come dargli torto), quel pezzo monumentale di liberale avrebbe sfogliato il taccuino, pescato una a caso delle tante belle massime appuntante leggendo o ancor di più ascoltando qualcun altro parlare e via.

Ne sarebbe venuto fuori un affilato editoriale da spedire prima della chiusura della redazione a qualche amico direttore di quotidiani, magari quelli che hanno scoperto il garantismo di recente: i neofiti, che sono sempre i migliori perché son anche i più ottusamente zelanti. E via, stamane, sempre quel pezzo da novanta di liberalismo e quindi di garantista inossidabile, avrebbe gonfiato il petto con le rassegne stampa.

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La resistenza di Harvard nell’era Trump

di angelo perrone
Donald Trump ha intrapreso una campagna senza precedenti contro le università più prestigiose degli Stati Uniti, con particolare attenzione a Harvard. Questo attacco si basa su accuse (l’antisemitismo nei campus, la diffusione della cultura “woke” radicale e antiamericana), che prendono spunto da episodi reali ma amplificati e distorti.

Trump, con tali pretesti, ha minacciato di tagliare miliardi di dollari in fondi federali destinati alla ricerca e di revocare le esenzioni fiscali per le università che non si conformano alle sue richieste, le quali investono alla fine la stessa missione educativa e civile degli istituti.

Tra le richieste figurano il controllo su programmi accademici, criteri di ammissione degli studenti e politiche di assunzione del personale. Le restrizioni includono anche la minaccia di vietare l’accesso agli studenti stranieri, un provvedimento che potrebbe avere gravi ripercussioni sulla diversità e sull’inclusione nei campus americani. Il congelamento dei fondi ha già portato alla chiusura di laboratori di ricerca e al ridimensionamento del personale in diverse università. Continua la lettura di La resistenza di Harvard nell’era Trump

REVISIONISMO LIBERALFASCISTA

di enzo marzo

Adesso se la prendono con la povera Meloni, che addirittura aveva elogiato tempo fa i due autori del Manifesto di Ventotene, ma che ora si è redenta. Pur proveniente da una scuola molto solida fondata sulla Carta di Verona e su Fascismo e antifascismo del Duce, non si era accorta che il Manifesto era stato scritto, come affermano le sue fonti, da «giacobini leninisti». Ma adesso, grazie alla lettura critica dei tre grandi maestri del neo liberalfascismo come Porro, Ocone e Capezzone, ha potuto rettificare il tiro e inquadrare giustamente il testo nella tradizione trotskista, evitandosi la rottura di scatole di leggersi quel centinaio di pagine scritte, tanto per passare il tempo, durante quella «passeggiata di salute» come fu definito il confino fascista da Berlusconi, un vero liberale alla Porro.

La foto qui sopra riprende i due vacanzieri leninisti in una nota località turistica svizzera dove si incontrarono con Luigi Einaudi, scappato dalla noia torinese per dare le Lezioni di politica sociale, altro testo classico della propaganda sovietica. (A quando un attacco feroce a Luigi Einaudi, che da vero giacobino rosso non tenne conto dell’insuperabile Carta del Lavoro del ’27 e – per confondere le idee – si spacciò per liberale tutta la vita? Ma i nostri liberalfascisti mica si fanno ingannare…). E proprio in Svizzera i tre terroristi discussero della nuova Europa federalista, prefigurandola evidentemente come parte essenziale del Patto di Varsavia prossimo venturo.

Parliamoci chiaro, come fa un’almirantiana a far sua l’idea di un’Europa federale non orbaniana? Giorgia è stata trascinata in un equivoco. I suoi tre grande maestri liberalfascisti non riescono a distinguere tra l’idea europeista e Federalismo, e l’hanno fatta incorrere in un tragico errore accanendosi contro la tesi ovvia che Spinelli – Rossi NON sono i precursori della Unione europea così come è stata costruita, bensì di un’idea di Europa legata al progetto di un’Europa federale. L’UE fu dagli anni ’50 del Novecento, con passi progressivi, la realizzazione “possibile” e realistica e insufficiente di una unità tra i paesi usciti dal disastro della guerra. E fu una gran cosa, pur con gravi difetti, di cui godiamo tuttora i vantaggi. Ma non era l’Europa federale che i “leninisti” immaginavano e per cui lottarono tutta la vita: un’Europa democratica di Stati uniti dai valori liberali. Ma, ovviamente, come fa a piacere a Meloni che è fiancheggiatrice di un Orban che è dedito nel suo paese a costruire una “democrazia illiberale”?

Spinelli-Rossi hanno pensato un’Europa che non sta alle nostre spalle, né nel presente, ma davanti, urgentissima, essendo diventata una necessità assoluta dopo l’abbandono da parte di un’America sempre più reazionaria e autoritaria e dopo i pericoli che s’intravedono ai nostri confini.

E ciò li rende non dei “falliti” ma dei “profeti”.

MELONI E IL MANIFESTO DI VENTOTENE

di antonella braga

Dichiarazione della Fondazione “Ernesto Rossi – Gaetano Salvemini” di Firenze dopo le affermazioni della Presidente del Consiglio sul Manifesto di Ventotene

In riferimento alle affermazioni odierne della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul Manifesto di Ventotene, la Fondazione “Ernesto Rossi – Gaetano Salvemini” di Firenze contesta l’uso politico della storia e la lettura strumentale del documento, operata a esclusivi fini ideologici, estrapolando e decontestualizzando alcuni passi del testo per distorcerne il significato in senso denigratorio.
Così facendo si offende la memoria di uomini che furono condannati a lunghi anni di carcere e di confino da parte del regime fascista per la loro strenua difesa dei valori di libertà e giustizia. Non è questa la prima volta in cui il Manifesto federalista è stato preso come bersaglio polemico dai nemici del processo di unità federale dell’Europa, ma è la più grave per la carica istituzionale
rivestita da Giorgia Meloni, per la sede ufficiale in cui ha espresso le sue valutazioni e per la grave situazione internazionale che richiederebbe invece investimenti morali e politici sull’Europa in una
prospettiva di integrazione dei popoli e di pace. C’è dunque la necessità di fare ancora una volta chiarezza.

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Dichiarazione del Movimento europeo Italia dopo le affermazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul Manifesto di Ventotene

di pier virgilio dastoli

Il Manifesto di Ventotene, scritto  al confino nel 1941 quando quasi tutta l’Europa era stata violentemente occupata dall’esercito nazista con il sostegno di Mussolini e quindi storicamente collocato in quel momento buio della storia europea, è il testo più elevato durante la seconda guerra mondiale e nel quadro della Resistenza europea dell’analisi delle cause delle guerre legate ai nazionalismi e alle sovranità assolute e dell’urgenza e della necessità di fondare dopo le guerre una democrazia solida destinata a durare nel tempo per la libertà, la giustizia e la pace.

Per giungere a questo risultato Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni e le altre compagne e compagni del confino erano convinti che la strada da percorrere fosse quella del superamento degli Stati nazionali con una organizzazione capace di difendere e costruire nel tempo un progetto politico e non ideologico di società aperta.

Vale la pena di ricordare, che per questo impegno legato alla difesa e alla libertà, Altiero Spinelli fu espulso dal Partito Comunista nel 1937 dopo essere stato condannato dal regime di Benito Mussolini a sedici anni di carcere duro e che Ernesto Rossi fondava la sua cultura sui principi del cosmopolitismo liberale ed Eugenio Colorni sulla cultura dell’internazionalismo socialista.

Le dichiarazioni di Giorgia Meloni oggi alla Camera dei Deputati confermano che la sua formazione è legata all’idea dello Stato nazione di Giorgio Almirante che fu redattore della rivista “La difesa della razza” ricordando che Fratelli d’Italia non ha mai cancellato dal suo simbolo la fiamma tricolore e che Giorgia Meloni vorrebbe trasformare le Camere in aule sorde e grigie agli ordini della sua visione di una società fondata sul principio dello Stato nazione in Italia, in Europa e a livello internazionale.

Chiediamo alla società civile, al mondo del lavoro, delle imprese e alle forze politiche di scendere in piazza per una pacifica insurrezione già domenica 23 marzo per manifestare davanti alla lapide dedicata a Altiero Spinelli alla Camera dei Deputati in Via Uffici del Vicario e davanti alla tomba di Altiero Spinelli sull’isola di Ventotene.

Roma, 19 marzo 2025

peggio del bivacco di manipoli

di riccardo mastrorillo

Oggi la Capa del Governo italiano ha portato nell’aula della Camera dei Deputati un incredibile attacco al Manifesto di Ventotene, sbeffeggiando i firmatari e manipolando il testo del Manifesto:

«Non mi è chiarissima nemmeno l’idea di Europa a cui si fa riferimento….anche in quest’Aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene, ora io spero che tutte queste persone in realtà non abbiano mai letto il Manifesto di Ventotene, perché l’alternativa sarebbe francamente spaventosa, però a beneficio di chi ci guarda da casa e chi di chi non dovesse averlo mai letto io sono contenta di citare testualmente alcuni passi salienti del Manifesto Primo: “la rivoluzione Europea per rispondere alle nostre esigenze dovrà essere socialista” e fino a qui vabbè», ha detto Meloni, proseguendo: «E ancora “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso…”» Continua la lettura di peggio del bivacco di manipoli

Per conoscere il Manifesto di Ventotene

di pier virgilio dastoli

In un dibattito in Parlamento mercoledì 19 marzo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha criticato il Manifesto di Ventotene, un documento del 1941 che ha ispirato la nascita dell’Unione europea dopo la Seconda guerra mondiale. In risposta alla premier, Pier Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio italiano del Movimento europeo, rievoca in questo articolo la nascita del Manifesto e le sue basi ideologiche.

Mi è capitato – nelle conversazioni universitarie, negli incontri con le scuole e nei seminari federalisti a Ventotene – di evocare il Manifesto «per un’Europa libera e unita» scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi con il contributo di Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann e Ada Rossi nell’inverno 1940-1941, come frutto di intense discussioni all’interno di un piccolo gruppo di confinati antifascisti, e completato all’inizio dell’estate 1941 per diffonderlo nei canali della clandestinità antifascista prima in Italia e poi in alcuni ambienti intellettuali in particolare in Francia e in Svizzera.

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Sì, cara Meloni, il Manifesto di Ventotene è di sinistra. Più a sinistra delle attuali forze rappresentate in Parlamento.

di giuseppe civati

Sì, cara Meloni, il Manifesto di Ventotene è di sinistra. Più a sinistra delle attuali forze rappresentate in Parlamento.

La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi la emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita.

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