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9 PUNTI URGENTI PER L’EUROPA

credits: Gioventù Federalista Europea (GFE)

di critica liberale

  1. La Russia nel 2022 ha invaso l’Ucraina, uno stato sovrano, convinta di annettersela in pochi giorni. Il suo obiettivo è fallito. Il popolo ucraino ha saputo resistere, grazie agli armamenti forniti da Usa e da paesi dell’UE. Quali che fossero le ragioni storiche più o meno remote delle sue rivendicazioni territoriali va rifiutato senza fraintendimenti l’uso delle armi quale mezzo per la soluzione delle controversie internazionali.
  2. L’imperialismo russo, che si esprime con le armi ma anche con le nuove forme di guerra ibrida, propaganda, infiltrazione in partiti, comunicazione ecc., da anni ha dichiarato il suo intento: ricostituire il vecchio status preesistente alla caduta del Muro. Non capirlo non è solo da ciechi e sordi, ma da complici.
  3. Il pacifismo, come tutti i pacifismi in tempo di guerra, è solo il sinonimo buonista della “resa”, della “bandiera bianca” alzata di fronte a un imperialismo che ancora oggi continua a bombardare e fare stragi.
  4. D’altra parte, il sovranismo trumpiano ha distrutto l’alleanza atlantica, si dichiara antieuropeo, fomenta l’aggregazione di una “internazionale nera”, distrugge ogni valore liberale e manipola persino le procedure democratiche.
  5. Questa “rivoluzione trumpiana” di estrema destra recupera e aggiorna le vecchie politiche rossobrune che nel Novecento hanno apparentato i due totalitarismi e oggi sono parte fondante dell’ideologia putiniana.
  6. L’Europa deve rendersi conto di essere isolata, indifesa, minacciata ad est e a nord nei suoi confini naturali, abbandonata dal suo alleato storico. L’istinto di sopravvivenza, come salvaguardia dello spazio democratico e liberale fondato sul diritto e sulla libertà, deve spingere a rovesciare, subito e radicalmente, l’inerzia che per decenni ha trasformato le originarie idealità federaliste in mercantilismo e in un residuo governativismo votato all’immobilismo e all’inefficacia politica.
  7. La politica attuale dell’Unione Europea va completamente rivista seguendo i seguenti punti:                                                                                      A. – Il passaggio dell’amministrazione Trump da avversario a complice di Putin la rende oggettivamente improponibile come mediatrice nella trattativa Russia-Ucraina. Qualunque soluzione finale sarebbe, o sarebbe vista, come una spartizione delle due potenze mondiali a spese del paese invaso. L’Europa deve subito sollecitare alla controparte russa un tavolo di tregua e di pace, dove siedano a negoziare le effettive controparti: la Russia e l’Ucraina con i suoi sostenitori, ovvero l’UE e altri paesi “volenterosi”. Questa iniziativa, che colpevolmente è mancata negli anni passati, sarebbe finalmente il segno di una raggiunta effettiva soggettività politica.
    B. – Contemporaneamente, si deve mettere in moto un’aggregazione di Paesi Ue per la formazione di una identità sovranazionale che faccia una somma delle forze armate europee e dia loro un solo centro comando, nonché le dia una politica estera rappresentativa e accreditata.
    C. – Ogni Stato, per sopravvivere senza subalternità alcuna, non deve delegare ad altri la sua difesa. Riconosciuta l’ovvia necessità della difesa, deve provvedere a fornire i mezzi e gli strumenti adeguati. Non si tratta di “bellicismo” ma di “deterrenza”. Sostenere il contrario è solo dimostrazione di demagogia o collusione con l’uno o l’altro imperialismo. Ogni dimostrazione di disarmo o di debolezza è solo un incentivo all’aggressività altrui.
  8. È stato un gravissimo errore politico ribaltare questo ordine e partire dall’ultimo punto, mettendo in opposizione, se non in alternativa, la necessità della difesa comune con lo “Stato sociale”. Per di più con un piano vago e velleitario. Ciò ha contribuito a disunire le volontà, a spaventare una larga parte dell’opinione pubblica, a rinforzare politiche demagogiche e pseudo pacifiste, a favorire la mentalità di estrema-destra e trumputiniana.
  9. Inerzia ed errori si superano se l’opinione pubblica europea manifesta sempre più chiaramente e con forza la volontà di costruire gli Stati Uniti d’ Europa, aggregazione in una Federazione di quegli Stati dell’Ue che sono convinti della necessità di un’”area politica” autonoma all’interno della Ue. Questa volontà va espressa subito, e subito vanno intrapresi i primissimi passi verso quella direzione.

15 MARZO 2025

Dal welfare al warfare passando dalla war transition economy

 di pier virgilio dastoli

 C’è molto, e forse eccessivo, entusiasmo nella ormai variegata rete degli europeisti che ha esondato dalla “maggioranza Ursula” imbarcando una parte dei conservatori e riformisti e financo di federalisti sulla proposta di Ursula von der Leyen di “riarmare l’Europa” (Rearm Europe).

O meglio: di riarmare gli eserciti nazionali dei volenterosi nell’Unione europea per rafforzare il sostegno all’Ucraina e, soprattutto, prepararsi a contrastare le eventuali mire imperialiste di Mosca che, conquistate le regioni russofone ma non russofile dell’Ucraina con l’accordo di Donald Trump, potrebbe teoricamente indirizzare le sue truppe verso i Paesi Baltici e fors’anche verso altri Paesi che facevano parte fino al 1990 dell’impero sovietico.

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APPELLO PER UN UMANESIMO MILITANTE

di pier virgilio dastoli

Ciò che oggi sarebbe necessario è un umanesimo militante, che si saturi della convinzione che il principio della libertà, della tolleranza e del dubbio non deve lasciarci sfruttare e sorpassare da un fanatismo che è senza vergogna e senza dubbi. Se l’umanesimo europeo è diventato incapace di una gagliarda rinascita delle sue idee; se non è più in grado di rendere la propria anima consapevole di sé stessa in una pugnace alacrità di vita, andrà in rovina e ci sarà una Europa il cui nome non sarà più che un’espressione storica e da cui sarebbe meglio rifugiarsi nella neutralità fuori dal tempo” (Thomas Mann, Achtung Europa 1938).

Così scriveva Thomas Mann agli Europei alla vigilia della deflagrazione della Seconda Guerra Mondiale mentre era andata in scena la vergogna degli accordi di Monaco fra Neville Chamberlain, Eduard Daladier, Adolf Hitler e Benito Mussolini che – in assenza dei rappresentanti della Cecoslovacchia  – aprirono una strada su cui Francia e Regno Unito erano convinti di aver ottenuto una pace duratura accontentando le mire espansionistiche del Terzo Reich nei territori cecoslovacchi di lingua tedesca che invece dettero vita ad una guerra di conquista nazifascista su tutto il continente europeo.

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svegliatevi bambini

Quando cadde il muro di Berlino e sembrò finire la guerra fredda, fummo facili profeti prevedendo che la prossima guerra, magari senza sangue e senza armi, ma con altri mezzi non convenzionali, sarebbe scoppiata tra gli Usa e l’Europa?  

Il Presidente Usa ha detto e ribadito che sarebbe l’ora che l’Europa o più esattamente i Paesi europei che fanno parte della Nato aumentino la spesa per gli armamenti (sarebbe, si spera, la spesa per la difesa) perché gli Usa sono stufi di spendere per difendere popolazioni incapaci di difendersi da sole. Non pretendiamo che la dirigenza Usa, nel complesso piuttosto giovane, tolto il suo Presidente, conosca la storia degli ultimi cent’anni e ritenga, senza rossore, che gli Stati Uniti abbiano difeso l’Europa per dabbenaggine generosa, quando sappiamo tutti che hanno assunto il carico della sua difesa e creato la Nato a tutela principalmente dei loro interessi arrogandosi il ruolo di guida egemonica del mondo, almeno di quello occidentale. Adesso, che i rapporti tra le grandi potenze sono profondamente cambiati, si tratta, almeno secondo la miope visione americana, di una spesa inutile e dunque provvedano i Paesi europei ha spendere per la loro difesa, beninteso, implicitamente, garantendo il ruolo egemonico agli Stati Uniti.

Se i Paesi della Ue restano divisi, come sembrano essere, il ragionamento non fa una grinza. Se, però, decidessero d’investire le risorse pretese dagli Usa e riuscissero a organizzare un sistema di difesa comune, perché mai, investendo in armamenti risorse complessivamente superiori agli Usa, dovrebbero lasciare a questi ultimi il ruolo di guida o, persino, dovrebbero, considerando l’alterigia nei rapporti e la guerra economica minacciata, restare loro alleati per comandamento divino? Ma l’Ue non ha ancora trovato una sua politica comune e segue piuttosto gli interessi di ogni singolo Paese, sicché gli Usa hanno buon gioco e su queste divisioni – ita singuli pugnant universi vincuntur (Tacito, Germania) – possono speculare. Se a una difesa europea comune si giungesse, sarebbe, allora, interessante vedere come i vari sovranisti europei spiegheranno ai loro cittadini ovvero sudditi il drastico impoverimento per via delle spese militari.

valerio pocar – mercoledì 19 febbraio 2025