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Il welfare o le armi?

di paolo flores d’arcais

 

Il welfare, naturalmente. Ma se un energumeno ti vuole togliere il welfare e anche la libertà, puoi conservare il welfare senza le armi per difenderlo?

Oggi l’Europa, e ogni suo singolo paese democratico (non tutti lo sono, Orbán docet), per difendere il welfare hanno bisogno delle armi. Altrimenti perderanno tutto. Non vederlo è cecità, ma una cecità colpevole, perché la situazione, nella sua tragicità, è di una chiarezza cristallina.

Questa.

Putin vuole per la sua Russia il Russkij Mir, “nessuno ci toglierà quello che è nostro”, e “nostro” è, per l’autocrate del Cremlino, ogni terra dove qualcuno parla russo (ma forse anche altri). Moldavia e Stati baltici sono le prime prede designate, in Georgia e Romania è già in atto una invasione non convenzionale. Ritornare ai fasti dello zarismo e di Stalin è il programma minimo.

Putin lo aveva esposto a chiare lettere ben prima dell’invasione dell’Ucraina, ma in Occidente non lo si è voluto prendere sul serio, cioè alla lettera. Sarebbe più che demenziale, sarebbe criminale, non farlo ora. Dunque, le democrazie europee, se vogliono vivere con il loro welfare e le loro libertà, devono riarmarsi. Visto che di fronte alla violenza e agli appetiti imperiali di Putin sono ormai sole, poiché l’America, con Trump, è passata dall’altra parte.

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IL PALLONCINO

Lo so che va di moda la follia più assoluta. Trump ha sdoganato qualunque insulto e panzana. Si parla in libertà irresponsabilmente, sostenendo la qualunque. Quindi è inutile protestare se trumputiniani professionisti prezzolati o anche solo dilettanti fanatici sparano a raffica le più assurde bufale senza che ci sia nessuno che chiami il 118. Però, cara Gruber, il gioco funziona se non si esagera. Per esempio, sarebbe d’obbligo sottoporre ogni volta alla prova del palloncino Marco Travaglio, ormai aldilà di ogni livello di ubriacatura. Ieri ha detto testualmente: «L’alternativa quale sarebbe? … agganciarsi ai Baltici e alla Polonia che vogliono invadere la Russia?». Lo so che il settarismo brucia i cervelli, ma esiste pur sempre un limite. Ce li vedete voi, i lituani, con qualche fucile da caccia, al grido di “A Mosca, a Mosca”, affrontare quello che lo stesso Travaglio definisce (sbagliando come al solito) il più grande e potente esercito del pianeta? Oppure la Polonia, ben più allenata a farsi invadere a ripetizione, davvero si sta organizzando per fare quello che non riuscì a Napoleone e a Hitler? Solo un forte eccesso di alcolici può giustificare tali affermazioni incoscienti.

enzo marzo – 4 marzo 2025

LA STORIA E IL PACIFISMO

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IL NIPOTE DI MUBARAK

«Lo bacerei in bocca». Così disse Vauro, riferendosi a Berlusconi e alla sue dichiarazioni a favore dell’amico Putin, l’autocrate macellaio moscovita. Travolto dal clima di San Remo, il neoberlusconiano e stalinista incallito, appena sente profumo di invasioni e di stragi comuniste si ringalluzzisce. Gli auguriamo di incontrare davvero presto il suo eroe di Arcore e di baciarlo in bocca con la passione di un nipote di Mubarak.

La lepre marzolina – mercoledì 14 febbraio 2023

Furio Colombo: “Ecco perché ho lasciato il Fatto Quotidiano”

intervista di Paolo Flores d’Arcais a Furio Colombo

Figura storica del giornalismo italiano, cofondatore del Fatto Quotidiano e fino a pochi giorni fa editorialista del giornale diretto da Travaglio, Furio Colombo ha lasciato la testata in dissenso con la scelta del direttore di “incoronare” Alessandro Orsini. In questa conversazione con il direttore di MicroMega Colombo spiega cosa è accaduto e le ragioni della sua scelta.

Ricostruiamo intanto quello che è successo.
“Il Fatto quotidiano” era abituato al fatto che il mio pezzo domenicale spesso non fosse in sintonia con la linea del giornale, cioè del suo direttore, talvolta in vera e propria opposizione. La cosa era diventata anzi abituale con il mutare della linea del giornale sull’aggressione della Russia di Putin contro l’Ucraina. Il mio articolo previsto per domenica 8 maggio era particolarmente critico sulla questione. Quell’articolo, con le critiche rivolte ad Alessandro Orsini e Massimo Fini (su cui tornerò), non è stato pubblicato. Non era mai accaduto. Non solo non è stato pubblicato, ma contemporaneamente il quotidiano che avevo contribuito a fondare tredici anni fa ha preparato una grande festa di “incoronazione” per il nuovo personaggio della politica italiana, il professore Orsini, appunto, al quale il Fatto ha offerto un teatro con 500 spettatori al prezzo di 25€ per l’ingresso. Una vera e propria celebrazione nella quale Orsini è stato formalmente adottato come un personaggio chiave del giornale. Il che impediva e impedisce assolutamente a una persona come me di restare sulle stesse pagine. Sulla sostanza inaccettabile degli articoli di Orsini mi ero già espresso nei miei articoli, facendo chiaramente capire che non potevo avere un falsario come collega. La cosa, però, non solo è andata avanti, ma è diventata la celebrazione del falsario.
Insomma, Travaglio non ha pubblicato il mio articolo in cui esprimevo i motivi per cui non mi era possibile avere Orsini come collega, e in cui criticavo Massimo Fini che stava teorizzando l’idea che i veri liberatori dell’Italia furono i tedeschi e i veri invasori dell’Italia furono gli americani. Il che rendeva impossibile la coabitazione anche con Fini, ovviamente. Che cosa vuol dire la frase assolutamente incosciente di Fini quando sostiene che i tedeschi proteggevano gli italiani mentre gli americani li invadevano? Dal momento che io c’ero, ragazzo ma ben consapevole, dal momento che ho visto, dal momento che posso testimoniarlo, dal momento che ricordo i luoghi e le modalità delle esecuzioni, delle fucilazioni, delle case di torture, delle persecuzioni e di tutto quello che è avvenuto al popolo italiano e agli ebrei italiani, questa vergogna non era più tollerabile. Perciò ho fatto sapere a Travaglio che non avrei più mandato altri articoli, che la mia partecipazione al quotidiano che avevo contribuito a fondare nel 2009 si chiudeva lì.
Travaglio nelle sue telefonate mi ha ribadito le sue ragioni, cercando di far rientrare la mia decisione ma insistendo nella difesa di Orsini e Fini, sostenendo che ci sono tanti modi di vedere la vita e di interpretare gli eventi, e naturalmente richiamando i tanti anni di lavoro comune. Ma non poteva funzionare. C’era il macigno delle falsità, sull’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, come “raccontata” da Orsini, e sui nazisti in Italia come “raccontati” da Fini.
Anche con Padellaro ho avuto più di una telefonata, con lui il rapporto, anche umano, è molto più stretto, Padellaro oltre che firma del giornale e suo primo direttore per sei anni, resta uno degli editori. Inoltre il rapporto con lui era ancora più antico. Avevamo diretto un giornale insieme, avevamo deciso insieme che cosa si può accettare e cosa no, avevamo stabilito insieme che la notizia-bugia non si deve pubblicare mai.

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“DIO C’È?” O “CI FA?”

Papa Francesco ha affermato solennemente: «Fu proprio l’Angelo del Signore che nell’Annunciazione disse a Maria: ‘Nulla è impossibile a Dio’. Nulla è impossibile a Dio, anche far cessare una guerra di cui non si vede la fine, una guerra che ogni giorno ci pone davanti agli occhi stragi efferate e atroci crudeltà compiute contro civili inermi».

Proprio nelle stesse ore il patriarca Kirill, il don Camillo della parrocchia russa, che ha già benedetto l’aggressione putiniana e che spinge da sempre per una crociata contro l’Occidente (con la O maiuscola), decadente, dai costumi corrotti, che addirittura tollera i gay e la democrazia, ha proclamato: «Possa il Signore aiutare tutti noi in questo periodo difficile per la nostra madrepatria per unirci tutti, anche attorno alle autorità, e le autorità a sentire la responsabilità per il popolo, l’umiltà e ad essere pronti a servirlo. Allora ci sarà nel nostro popolo una vera solidarietà e la capacità di respingere i nemici, sia interni che esterni».

Ora mettiamoci nei panni del buon Dio, che dorme lassù nei cieli e che da milioni di milioni di anni se ne fotte di assassini, eccidi, carneficine, stermini, genocidi, massacri di massa, torture e cattiverie d’ogni genere che vanno perpetrando gli uomini da lui creati. Nel medesimo giorno due vecchioni autorevoli, che millantano di parlare a suo nome, addirittura gli strattonano la giacca sollecitando “aiuti” e un suo intervento per far finire una guerra, una delle tantissime, che non è neanche mondiale. Francesco sotto sotto lo “ricatta” persino sfidandolo a fare cose impossibili.

Ma che non si permettessero più di disturbare il suo eterno riposo: così si rigira dall’altra parte e torna a russare.

bombe a grappolo e insulti

Sul fronte dell’”operazione speciale” il “Fatto quotidiano” ogni giorno è tutto dedito a lanciare bombe a grappolo contro la resistenza ucraina. Dai titoli alle didascalie, dagli editoriali astiosi ai commenti sarcastici. Oggi, tra gli altri ordigni sono da segnalare due missili del generale Mini che colpisce direttamente Zelensky su punti strategici (non è generale per caso della Quinta Colonna). Il primo arriva in ritardo sulle macerie, dopo il bombardamento indecente degli stalinisti dell’Anpi: «Un’esigenza che il massacro di Bucha ha reso impellente. Tanto impellente che sembra Zelensky non aspettasse altro e che non intenda aspettare né l’inizio né tantomeno l’esito degli accertamenti “indipendenti” dai quali potrebbe venir fuori un’altra storia». Il secondo esplosivo è più ridicolo perché sul giudizio dell’efficacia dell’Onu Mini rimane proprio l’ultimo, assieme al giapponese sul ramo: Zelensky «oltre a insultare l’Onu insiste per la guerra immediata di tutto il mondo alla Russia». Ma siamo convinti che Zelensky, l’infamatore, non si sia preoccupato troppo. Sicuramente lo conforta la compagnia di papa Francesco, altro specialista in insulti contro l’Onu.

la lepre marzolina – venerdì 8 aprile 2022

LEGGETE, UTILI IDIOTI E GENTI IPOCRITE

George Orwell, il grande scrittore della Fattoria degli animali, in una corrispondenza privata nel 1948: «La vera distinzione non è tra conservatori e rivoluzionari bensì tra i partigiani dell’autorità e i partigiani della libertà».

Quando il pendolo della storia volge verso la libertà allora la pace e la prosperità sono assicurate in maniera crescente. Quando volge verso l’autorità esse sono a rischio e possono nuovamente sorgere venti di guerra. Chi sono e cosa vogliono i pacifisti quando il pendolo volge all’autorità? Orwell che  li ha visti in azione ne ha scritto con chiarezza e precisione.

«È un fatto che il pacifismo non esista se non in comunità i cui membri non credono alla possibilità reale di una invasione e di una conquista straniera… Nessun governo potrebbe operare secondo principi puramente pacifisti, poiché un governo che rifiutasse di ricorrere alla forza in qualsiasi circostanza potrebbe essere rovesciato da chiunque fosse pronto a utilizzare la forza. Il pacifismo rifiuta di affrontare il problema del governo, e i pacifisti pensano sempre come persone che non si troveranno mai in una posizione d’autorità, ed è per questo che li considero irresponsabili…».

E inoltre: «La propaganda pacifista tende naturalmente a dire che i due campi sono egualmente cattivi; ma se si studiano più attentamente gli scritti dei giovani intellettuali pacifisti, si vedrà che, lungi dall’esprimere una disapprovazione imparziale, essi sono diretti quasi interamente contro l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Inoltre, inevitabilmente, essi non condannano la violenza in se stessa, ma solamente la violenza che è utilizzata per difendere i paesi occidentali. I russi, a differenza degli inglesi, non sono in alcun modo biasimati per il loro apparato bellico». Infine un’affermazione che risale all’epoca bellica: «Se Hitler potesse conquistare l’Inghilterra cercherebbe, ipotizzo, di favorire qui lo sviluppo di un ampio movimento pacifista, in grado di impedire qualsiasi resistenza seria e facilitargli il controllo del paese».

Orwell, che si arruolò volontario coi repubblicani spagnoli, non aveva dunque una grande opinione dei pacifisti, considerandoli nell’ipotesi più benevola portatori di errori logici e in quella meno benevola dei potenziali utili idioti a sostegno dei despoti che le guerre le scatenano.

(George Orwell, Ecrits politiques (1928-1949), Agone, Marsiglia, 2009)