I due volti del Leoncavallo

di angelo perrone

Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo a Milano, dopo oltre trent’anni di occupazione, riporta alla luce il nodo irrisolto del rapporto tra legalità, politica e fermento sociale. La notizia, che ha visto il sindaco Sala disconoscere la mossa e la premier Meloni ribadire l’assenza di “zone franche”, è uno spaccato delle contraddizioni che governano le nostre scelte.

Il caso Leoncavallo, in particolare, evidenzia come i giudizi politici siano spesso condizionati dalle convenienze del momento. Il cambio di rotta di Matteo Salvini è forse l’esempio più emblematico: ieri difensore del “Leonka” come luogo di “confronto” e “divertimento”, oggi leader di un esecutivo che esalta la legalità e la tolleranza zero verso le occupazioni. Continua la lettura di I due volti del Leoncavallo

lo sgombero del “leoncavallo”

di critica liberale

Da Locke in poi i liberali hanno sempre considerato la proprietà privata una condizione necessaria della libertà. 

Quindi, anche Critica ritiene corretto lo sgombero di un locale occupato contro la volontà dei legittimi proprietari. 
Per manifestare adesione all’odierno sgombero del Leoncavallo, però, Critica attende il simmetrico sgombero di Casa Pound dai locali illegalmente occupati a Roma.
Ciò che ovviamente non accadrà mai.
La banale verità è che, con la partecipazione elettorale ai minimi storici, la Destra serra le fila motivando i propri elettori con una operazione di facciata contro il “nemico”. Altro che lotta alla illegalità. 
Dall’altra parte si balbetta, vaneggiando di copertura al centro e di apertura ai moderati.
Pagheranno anche questo errore.

La forma del potere

di angelo perrone

Il racconto di un incontro tra due leader non è solo cronaca di un evento politico. La forma diventa messaggio simbolico. Nel caso del vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin ad Anchorage in Alaska (15 agosto 2025), la forma ha prevalso sulla sostanza, rivelando dinamiche di potere e deferenza.

L’incontro è stato segnato da un’attitudine di palese riverenza da parte di Trump. La scorta d’onore dei caccia, il sorriso complice, il tappeto rosso, e la stretta di mano che è sembrata più un gesto di ossequio che di parità, hanno inviato un segnale chiaro. Mentre per il mondo intero Putin era l’immagine di un dittatore, il persecutore di oppositori e il mandante di aggressioni a civili, l’approccio di Trump ha offerto un’interpretazione diametralmente opposta.

Ogni gesto, ogni espressione di deferenza è servita a mascherare la realtà di un leader autocratico, trasformando il persecutore in un pari, o addirittura in una figura di rispetto. L’incontro, nelle sue modalità, ha proiettato un’immagine di intesa e legittimazione, mettendo in secondo piano la sostanza dei fatti e le gravi violazioni che hanno caratterizzato la politica di Putin. La forma, in questo caso, non è stata un semplice dettaglio, ma il cuore del messaggio simbolico.

LA BOMBA NERA La strage. Bologna 2 agosto 1980

(Foto di Mauro Zanella)

Questo discorso pronunciato sabato 2 agosto 2025 è il ricordo commosso che le amiche e gli amici della nonviolenza, riuniti contro l’atomica, tutte le guerre e tutti i terrorismi per la 179° settimana a Torino, in piazza Carignano, rivolgono alle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980: la strage forse più orribile. Una strage indiscriminata che a distanza di 45 anni ci appare tanto più terrificante quanto più appare ingiustificata, gratuita, e come tale imprevedibile e irreparabile.

di pietro polito

Quella mattina, ore 10 e 25, stazione di Bologna, un’esplosione assordante, una strage: 89 morti, 200 feriti. La leggerezza dell’estate inghiottita in un boato, perduta per sempre. Da allora ho imparato ad associare il mese di agosto non più alla spensieratezza, semmai si potesse stare senza pensieri, bensì alla luce che racchiude la speranza.

Come scrive il maestro Edgar Morin, oggi, nel secolo nuovo, “l’atteggiamento di chi spera si fonda sulle possibilità inespresse del genere umano, è una scommessa sull’improbabile. Non è più la speranza escatologica dello scontro finale, ma è la speranza coraggiosa della lotta che inizia” (E. Morin, Semi di saggezza, Raffaello Cortina Editore, Milano 2025, p. 88).

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Dazi UE-USA: la resa al bullismo di Trump

di angelo perrone

 L’accordo raggiunto tra Stati Uniti ed Unione Europea sui dazi rappresenta un capitolo preoccupante nelle relazioni transatlantiche. Dapprima Antonio Misiani (PD) l’ha commentato come una “resa senza condizioni” e un “patto capestro“, poi la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha parlato di “subalternità” agli Usa.

La retorica di Donald Trump, basata sull’idea di un’America svantaggiata e vittima di accordi commerciali iniqui – un “riequilibrio” lo ha definito erroneamente Ursula von der Leyen, sposando un falso narrativo – ha imposto una logica distorta che l’Europa non è riuscita a controbattere.

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