COERENZA E INCOERENZA

di daniele gandolfi
 

Caro Marzo, 

ricordavo un Paolo Savona facente parte dell’entourage di La Malfa padre, nominato alla presidenza del Credito Industriale Sardo in quota del Pri, e poi stretto collaboratore di La Malfa figlio. Lo vedo ora impegnato a difendere la memoria di Ugo La Malfa in qualita’ di presidente della fondazione omonima.
Ebbene, mi chiedo quale motivazioni abbiano spinto Savona ad accettare la proposta di far parte del governo populista 5S-Lega, antieuropeo per definizione, se non la bramosia del potere, la vanità e l’invidia verso altri economisti.
Enzo, non pensa anche Lei che sarebbe il caso di rivisitare la storia del liberalismo radicale italiano con uno sguardo critico nei riguardi di coloro che piu’ che a Gobetti ed Amendola hanno guardato alla Confindustria ed ai propri interessi personali ?
Scriviamola queste liste di persone che hanno onorato la storia del pensiero “liberal” e di coloro che invece ne hanno profittato personalmente essendosi poi prestati a posizioni politiche opposte, le piu’ disparate ed incoerenti, pur di tenere un piede anche in uno sgabello a costo della propria dignita’.
Un caro saluto. 

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UNA FERITA ALLA DEMOCRAZIA

di gian giacomo migone

LETTERA NON PUBBLICATA DA “REPUBBLICA”

Caro Direttore, sono da sempre convinto che una piena integrazione costituisca una condizione per la salvaguardia e lo sviluppo della democrazia europea e italiana  in un mondo globalizzato; che l’euro sia una prerogativa di sovranità indispensabile, nei confronti di altri monete che lo contrastano – in primo luogo il dollaro – malgrado sia oggi uno degli strumenti sovranazionali a disposizione di una politica economica dei pochi ricchissimi a scapito di tutti gli altri.

Eppure non posso non considerare una vera e propria ferita alla democrazia e la violazione di una consolidata prassi costituzionale da parte del Presidente della Repubblica – se sono vere le cronache di tutti i giornali –   l’accusa di diktat a chi oggi rappresenta la maggioranza del Parlamento la volontà di esercitare il sacrosanto diritto di scegliere un ministro dell’economia – ineccepibile sul piano etico e della competenza – corrispondente al proprio programma che pure chi scrive per ispirazione e per altri contenuti abborrisce.
Gian Giacomo Migone
Già presidente della commissione esteri del Senato (1994-2001).

 

l’esecutore

Conte e l'”avvocato del popolo”, giacobinismo ostentato, preteso o inconsapevole e incolto, che identifica governo e popolo (tutto indistintamente).  In altri tempi sappiamo come finì.  E’ necessario che i poteri siano divisi . L’avvocato del popolo nella Roma repubblicana era il Tribuno della plebe contrapposto ai consoli ed espressione di contro potere . Potere negativo lo definì  Rousseau che forse i 5stelle non hanno studiato. Non per nulla Robespierre non volle il Tribunato nella  costituzione del 1791, affermando di essere lui il Tribuno. Come  Lenin, erede del giacobinismo politico. Ma Conte non è Robespierre,  piuttosto è l’ esecutore di un contratto civilisticamente di difficilissima interpretazione, gestione e eseguibilità, con obbligazioni nebulose molto difficilmente esigibili dai cittadini

BANDO per borsa di RICERCA

BANDO per borsa di RICERCA

Anno Accademico 2018/2019

 

  1. Caratteristiche e finalità

La Fondazione Critica liberale mette a concorso una borsa di studio per giovani tra i 22 e i 24 anni, in possesso di Laurea triennale e in regola con gli esami del proprio successivo corso di studio, magistrale o a ciclo unico, ovvero in regola con gli esami del proprio corso di studi a ciclo unico, con un piano di studi attinente le questioni dell’integrazione europea, della tradizione del pensiero federalista europeo e della teoria liberale della poliarchia sovranazionale.

La borsa viene messa a concorso nei seguenti ambiti tematici:

  1. storia e/o attuali sviluppi del pensiero federalista europeo
  2. teoria liberale della poliarchia e del federalismo
  3. evoluzione storica e attualità delle istituzioni dell’Unione Europea e valutazione critica nell’ottica federalista europea

La borsa di studio è bandita, a valere dal 30 giugno 2018 al 30 maggio 2019 per un importo di 5.000 euro:

La borsa di cui al presente bando saranno assegnate entro giovedì  7  giugno 2018 da una commissione nominata dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione nelle persone del  vicepresidente Franco Caramazza, di Giovanni Vetritto e di Riccardo Mastrorillo.

I criteri ai quali si atterrà la commissione nella valutazione saranno i seguenti:

  1. coerenza della ricerca proposta con gli ambiti tematici indicati nel bando;
  2. qualità del curriculum di studi (ed eventuali pubblicazioni);
  3. qualità (interesse, originalità, ecc.) del progetto di ricerca presentato.

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PREMIO DI LAUREA “Norberto Bobbio” I edizione

PREMIO DI LAUREA “Norberto Bobbio” I edizione

Art. 1 – Principi e tematiche

La Fondazione Critica Liberale, con l’intento di stimolare la ricerca ed incentivare gli studi sulla recente storia politica italiana ed internazionale ed al fine di promuovere riflessioni e studi sulle materie nel cui ambito svolge le proprie funzioni, bandisce la I° edizione del premio di Laurea “Norberto Bobbio”, per un totale di 2 (due) premi indistintamente individuati tra le migliori tesi di dottorato o di laurea magistrale;

Le tesi dovranno essere incentrate alle seguenti tematiche:

– la cultura e il metodo politico liberale, con particolare riguardo all’attualità del metodo liberale e alle sue applicazioni o non applicazioni nel panorama politico italiano, considerando almeno due dei seguenti temi:

  1. l’attualità del pensiero politico di una delle seguenti figure: Piero Gobetti, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Luigi Einaudi, Norberto Bobbio, Gaetano Salvemini, Carlo e Nello Rosselli, Guido Calogero
  2. l’evoluzione della prassi politica in Italia, in riferimento alla Costituzione, ai diritti individuali e sociali.
  3. l’informazione in Italia, in riferimento alle garanzie di correttezza e imparzialità, confrontate con il diritto alla libertà di espressione.
  4. Storia delle idee e storia delle istituzioni economiche, politiche e sociali

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DOV’E’ FINITO IL POPOLO DEL 4 DICEMBRE?

di pier paolo caserta

In molti stanno misurando, nel bene e nel male, la propria contrarietà o il proprio assenso nei confronti del nascente governo sull’asse dell’Europa, dell’economia, del contrasto all’austerity. Suggerirei di riposizionare le aspettative, tanto per cominciare, su quanto si legge alle pagine 6 e 7 del “Contratto” a proposito del “Comitato di conciliazione”, un organismo parallelo al Consiglio dei ministri chiamato a decidere sulle eventuali discordanze tra le due parti politiche che hanno sottoscritto il “Contratto per il governo”. Il funzionamento non è chiaro e del resto, con una ulteriore forzatura giuridica, una dicitura alla fine del paragrafo precisa che “la composizione e il funzionamento del Comitato di conciliazione sono demandate ad un accordo tra le parti”. Un tale organismo rappresenta una sostanziale alterazione dell’architettura costituzionale e invade le funzioni dell’Esecutivo.

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LA REPUBBLICA IN OSTAGGIO

di giancarlo tartaglia

Dopo settimane in cui il Presidente della Repubblica ha consentito a grillini e leghisti, forse con eccessivo garbo istituzionale, di tenere in ostaggio lo Stato, è stato finalmente partorito il cosiddetto “Contratto per il Governo del cambiamento”, che, oltre a contenere aspetti decisamente ridicoli, quali la previsione della sua sottoscrizione da parte dei “signori” Di Maio e Salvini, le cui firme “leggibili” dovranno essere autenticate da un Pubblico Ufficiale, richiama alla mente nel suo complesso l’antico detto napoletano che certe cose non vanno messe in mano alle “creature”.

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ORLANDO, MINISTRO DELL’INGIUSTIZIA E DELLA CASTA

Ripubblichiamo volentieri un articolo di Marco Grasso, pubblicato oggi  16 maggio 2018 su “Il secolo XIX”. 

SVOLTA CLAMOROSA A POCHI GIORNI DALL’INIZIO DELL’APPELLO ALL’EX TESORIERE
Belsito e Bossi, una legge può salvarli
La nuova norma richiede la querela: la Lega potrebbe “graziare” i due imputati

IL RISCHIO concreto è che una leggina, approvata lontano dai riflettori, cancelli con un colpo di penna uno dei più grandi processi alla politica ultimi anni. Lo scandalo
dei milioni portati in Tanzania dall’ex tesoriere Francesco Belsito e le spese pazze della Bossi “family”, che con soldi pubblici pagava ogni capriccio della famiglia del Senatur e del carrozzone del Cerchio magico, tra cui la fantomatica laurea albanese del Trota (77mila euro), migliaia di euro di multe e un’Audi da 44mila euro.

La ciambella arriva a pochi giorni dall’inizio del processo d’appello a Belsito, ed è contenuta in un decreto legislativo entrato in vigore pochi giorni fa, voluto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando con intento deflattivo.

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RAZZISTI, BRAVA GENTE (un primo passo)

di franco pelella

Qualche giorno fa il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha fatto le seguenti affermazioni sulla Lega di Matteo Salvini: “Sono estraneo agli ideologismi…quando i leghisti hanno amministrato lo hanno fatto bene, è gente corretta, rigorosa e brava dal punto di vista amministrativo…credo che, almeno dal versante Lega, non ci sia da aspettarsi sui conti pubblici qualche colpo di testa: i loro riferimenti sono imprenditoriali, è gente abituata a fare conti con i piedi per terra…” (g. r.: E il governatore sale sul Carroccio; La Città, 11/5/2018).

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L’IDOLO IMMONDO

Quindi Mattarella ha dissepolto Einaudi. Ne siamo contenti. Ugualmente siamo felici quando un personaggio come Salvini, che pensavamo ignorantissimo, dimostra di aver orecchiato il vecchio Einaudi. Al punto di correggere il presidente della repubblica: “Ma Einaudi va letto tutto, scrisse di un Paese fondato sull’autonomia”. Quanto è vero. Ha proprio ragione Salvini: Einaudi va letto tutto, anche le centinaia di pagine che scrisse dalla prima guerra mondiale in poi sulla necessità storica  di un’Europa federata e contro i danni del nazionalismo. Fino a raccomandare di fugare “dal cuore degli uomini l’idolo immondo dello stato sovrano”. Capito, caro lepenista?

TUTTA COLPA DELLA BORGHESIA? (con una risposta di Michele Serra e una replica)

di giovanni vetritto

Si resta non so se più spiazzati, irritati o stanchi leggendo e rileggendo “L’Amaca” di Michele Serra del 20 aprile scorso, in merito alla quale si sta sviluppando un dibattito piccolo ma rivelatore.

La tesi, in breve, è che il bullismo di alunni e genitori contro maestri, professori e, indefinitiva, contro l’istituzione stessa, si manifesti nelle scuole superiori tecniche, perché sono frequentate dai figli del popolo, lasciati impreparati culturalmente ma, più in generale, educativamente, dalla scuola programmaticamente classista della borghesia; classe che invece continua a frequentare i licei, forte della sua supremazia di classe.

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