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di andrea bitetto
«Quarant’anni fa i leader europei scelsero la bandiera comune dell’Europa. Blu come il manto della Madonna, con le 12 stelle delle tribù d’Israele disposte in cerchio. Un simbolo dei nostri valori di libertà, delle nostre radici giudaico-cristiane».
Antonio Tajani 30 giugno 2025
E ci risiamo con le radici. A parte la figura ingloriosa in sé, il messaggio di Tajani contiene, come un rilesso pavloviano, il consueto richiamo alle radici giudaico-cristiane dell’Europa. Ora, il mito delle radici giudaico-cristiane (cfr. S. Lesti, Il mito delle radici giudaico-cristiane, Ed. Einaudi) è stato proposto, in età moderna, dal pensiero reazionario alla fine del diciottesimo secolo. Arriveranno ovviamente i ratzingeriani in servizio permanente effettivo. Buon per loro, ma qualche liberale non corrotto dovrebbe prendersi la briga di ricordare quanto Ratzinger fosse avverso al liberalismo ed a quella forma di magnifico umanesimo descritta quasi cento anni fa da Hazard nel La crisi della coscienza europea. Ed arriverà, poi, di sicuro quale discepolino velardiniano che, coerentemente, non avrà letto, ed ancor meno capito, il Croce del Non possiamo non dirci cristiani, altre saggio in cui l’immanentista Croce vuol demitizzare, perché vuol storicizzare, il ruolo giocato dal cristianesimo – e NON dalla Chiesa, tantomeno quella cattolico romana – nello sviluppo della nostra civiltà, tramite la secolarizzazione di quei principi e valori ricondotti, per i credenti, alla predicazione cristiana. Ma questa è prospettiva affatto diversa da quella del mito delle radici giudaico-cristiane. Ovviamente: è cosa affatto diversa se si vuol preservare un minimo di onestà intellettuale.


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Sommario
la biscondola
05. paolo bagnoli, i doveri di una vera opposizione
astrolabio
06. angelo perrone, disaffezione e referendum: la partecipazione politica in crisi
08. alessandro cavaliere, con la sola propaganda ci si suicida
l’osservatore laico
10. raffaello morelli, soldi alla chiesa cattolica – non resta che abolire l’inoptato
sulla libertà d’informazione
13. universitari (aspiranti giornalisti) a colloquio con alcuni costituzionalisti, la tenuta dello stato di diritto costituzionale oggi
cosmopolis
15. enzo marzo, ufficializzata la svolta. trump non è né di destra né di sinistra. è contiano
17. redazione, negli u.s.a. l’autocrazia è già arrivata –
come la vede michelle goldberg
20. riccardo mastrorillo, discutiamo del limite
22. marco marsili, lo stato di diritto non è a geometria variabile
24. valerio pocar, puntini sulle i*
gli stati uniti d’europa
26. pier virgilio dastoli, un anno dalle elezioni europee: e poi?
28. nicolò carandini, il debito dell’europa – 1949
23. bêtise
32. comitato di direzione
32. hanno collaborato
di angelo perrone
La dichiarazione «Sono pronto a uccidere per lei, signore» sarebbe stata proferita da Dan Caine, Capo degli Stati Maggiori Riuniti degli Usa, la più alta carica militare del Paese. Un aneddoto, secondo il “Corriere”, raccontato più volte da Donald Trump, per vantarsi della compiacenza del militare nei suoi confronti.
di angelo perrone
Il Governo Meloni ha raggiunto quota cento decreti legge dalla sua entrata in carica, con una media mensile di 3,03, quasi in linea con i governi precedenti come Draghi e Conte bis, e superiore al Conte uno. Il dato numerico, di per sé elevato, solleva interrogativi sulla natura e la qualità dell’azione legislativa governativa, ben oltre la statistica.
di angelo perrone
La riforma della separazione delle carriere dei magistrati è un intervento che incide direttamente sul cuore dell’amministrazione della giustizia in Italia. Non è una semplice questione di status professionale o una riorganizzazione burocratica.
Continua la lettura di Magistrati: il pericolo per l’imparzialità della giustizia italiana
di andrea bitetto
Se l’Italia fosse un paese serio il Parlamento italiano si determinerebbe a legiferare sul tema del suicidio assistito o della eutanasia in modo del tutto autonomo rispetto ai desiderata di questa o quella confessione religiosa, maggioritaria o minoritaria che essa sia.
Continua la lettura di Fine vita, il Tevere è stato prosciugato
di antonio caputo
Sono affranto per la morte di Franzo Grande Stevens, a cui sono stato legato per un idem sentire, azionista e liberale, liberale e liberalsocialista, predicato da un comune Maestro, il mite giacobino, Prof. Alessandro Galante Garrone, il partigiano Sandro.
Ho conosciuto Grande Stevens negli anni giovanili della comune professione di avvocato.
Morto a 95 anni , nipote del colonnello inglese Stevens, voce di Radio Londra durante la guerra, nato a Napoli, aveva vissuto l’aria della Resistenza, e da quando aveva aperto il suo studio a Torino era diventato l’avvocato dell’avvocato Agnelli e presidente della Juve, oltre ad aver assistito gruppi industriali come l’Olivetti, la Lavazza e la Ferrero.
Continua la lettura di la scomparsa di Franzo Grande Stevens
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