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Le ragioni del NO: Raffaello Morelli, Comitato per il NO mediante il NON

“Inganna l’esperienza storica dei cittadini affermare che i mali della giustizia si risolvono con i referendum del 12 giugno. Sanare i mali della giustizia non richiede l’accetta ma interventi complessi nell’equilibrio della diversità dei cittadini. I cinque referendum usano l’accetta. Compiono un errore nel merito di ogni quesito e danno un messaggio istituzionale pericoloso negando che la giustizia sia frutto della democrazia rappresentativa di cittadini diversi. Migliorare e velocizzare la giustizia passa dal Parlamento, e i referendum distorti in chiave antiparlamentare minano la libertà nelle istituzioni. Questo è l’atteggiamento generale sul 12 giugno del Comitato il NO mediante il NON che trova piena conferma riguardo ciascuno dei cinque quesiti proposti. In ognuno di essi, le domande referendarie si trasformano di fatto da abrogative a propositive e produrrebbero errori sistematici. Sul primo, in particolare, l’incandidabilità dei condannati in via definitiva, viene elusa la valutazione delle fattispecie indispensabile per cancellare i privilegi nel rispetto del diritto”. Continua la lettura di Le ragioni del NO: Raffaello Morelli, Comitato per il NO mediante il NON

BASTAAAAAAAAAAAAA – Operazione speciale di decialtronizzazione

     

de La Lepre marzolina

Salvini e Calderoli hanno annunciato uno sciopero della fame di 1 giorno, a favore dei referendum sulla giustizia. La “Lepre marzolina”, invece,  invita tutti i cittadini italiani a disertare in quella occasione le urne per vanificare la frode di questa consultazione, che vuole riformare la disastrata giustizia italiana non con una discussione seria tra le forze politiche in Parlamento bensì trasformando truffaldinamente l’istituto abrogativo in propositivo, tagliando una riga qua e un comma là. La questione giustizia merita di più che non essere ridotta a un patchwork variopinto e casuale.

La serietà di questi sostenitori del Sì si misura con la buffonata di uno sciopero della fame di un solo giorno, tanto per far calare un po’ la “panza” e continuare a prendere per i fondelli i cittadini. La “Lepre marzolina” risponde con una contro-proposta decialtronizzante, invitando gli elettori a dimostrare il loro senso civico e l’attaccamento alle istituzioni repubblicane facendo (con un equivalente sacrificio) due copiosi pasti al giorno fino a domenica 12 giugno.

Bisogna dimostrare che l’Italia non ne può proprio più di demagoghi cialtroni e irresponsabili, nemici della Politica, che hanno distrutto il paese inabissandolo nell’ignoranza e nel malgoverno corrotto e corruttore.

Bisogna dimostrare che l’Italia non ne può proprio più di personaggi come Calderoli, che passerà alla storia per aver promosso il “maiale day”, in cui portare al guinzaglio altri porci a orinare sui campi dove si sarebbe dovuta costruire una moschea, o per una riforma elettorale dichiarata incostituzionale (il Porcellum) che appunto ha preso il nome del suo inventore. Non parliamo, poi, per carità di patria, di Salvini, traffichino con Putin, …

La lepre marzolina – sabato 4 giugno 2022

rischi del referendum

di bernardo mattarella

Il referendum, in casi in cui la volontà del Parlamento dovesse porsi contro l’orientamento della pubblica opinione, può costituire infatti un correttivo che, per essere affidato alla decisione dell’elettorato, cioè al titolare stesso della sovranità popolare, sarebbe non solo legittimo ed utile, ma anche assai opportuno e vantaggioso per la società nazionale. Continua la lettura di rischi del referendum

DUE GIUGNO . LA DEMOCRAZIA DI PIERO GOBETTI

di pietro polito

Per noi la democrazia è il regno dell’iniziativa.

Piero Gobetti

In questo 2 giugno 2022 ci sono buone ragioni per tornare su Piero Gobetti. La festa della Repubblica cade a 100 anni dalla Marcia su Roma che ha introdotto nel nostro Paese uno dei regimi più infami che la storia abbia mai conosciuto. Gobetti ha combattuto il fascismo con la sua vita, le sue idee, la sua opera di organizzatore di cultura e di editore. All’intellettuale antifascista dedicheremo il convegno La nostra cultura politica. A 100 anni dalla fondazione della “Rivoluzione Liberale” (27 e 28 ottobre 2022). Il Gobetti editore sarà al centro del programma di lavoro del Centro studi nel 2023 – la casa editrice Piero Gobetti inizia la sua attività il 20 marzo 1923. L’auspicio è che il prossimo Salone del Libro di Torino sia dedicato all’editore ideale.

Il nucleo del messaggio gobettiano può essere riassunto nella contrapposizione tra fascismo e democrazia, con le sue parole tra la «tirannide» e il «regime di moderna democrazia diretta e laica»,

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CON “GRANDE INTERESSE”

Non si capiscono tutte queste polemiche per la scampagnata in Russia di Salvini. Era scontato che prima o poi ci dovesse andare qualcuno della Lega a recuperare la borsa dimenticata da Savoini nei salotti dell’Hotel Metropole di Mosca dopo i suoi traffici con i commercianti di gas russo. E a ricordare a Putin la devozione espressa in tempi non sospetti proprio dal “Ministro degli esteri e dell’Economia” della Lega: «paradossalmente i partiti più vicini alla Russia sono quelli nazionalisti, non dico fascisti ma quasi: perché capiscono che l’America è il male assoluto e guardano alla Russia e al Presidente Putin con grande interesse perché ha detto che vuole, come noi, difendere identità e tradizioni».  Con “grande interesse”, ovviamente.

la lepre marzolina lunedì 30 maggio 2022

OTTANT’ANNI DAL PARTITO D’AZIONE

per chi avesse perso l’evento qui il link per vedere la registrazione 
1942-2022
OTTANT’ANNI DAL PARTITO D’AZIONE
Storia e attualità degli ideali

4 giugno 2022 ore 17.00
Casa della Memoria e della Storia
Via San Francesco di Sales 5, Roma

Saluti: Luca Aniasi e Bianca Cimiotta Lami

Intervengono:
Paolo Bagnoli, Giorgio Benvenuto, Marco Cianca, Giovanni De Luna, Francesco Maria Fabrocile, Riccardo Mastrorillo, Ferruccio Parri, Andrea Ricciardi, Valdo Spini e Patrizia Viviani.

Presiede:
Salvatore Rondello

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LETTERA ALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA CONTRO GLI ABUSI NELLA CHIESA CATTOLICA

del  “Coordinamento contro gli abusi nella Chiesa cattolica – ItalyChurchToo

S. Em. Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Membri tutti della CEI
e p.c.
S. Em. Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità
S. Em. Card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede
S. E. Mons. Lazzaro You Heung Sik, Prefetto del Dicastero per il Clero
S. Em. Card. Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi

Eminenza,
Eminenze ed Eccellenze,
siamo donne e uomini diversi per sensibilità e appartenenza, credenti e non credenti.
Vi scriviamo prima di tutto come cittadine e cittadini. Perché la Chiesa è parte della società e non
fuori di essa.
Ci muove uno spirito di verità, di giustizia, di responsabilità che oggi ci fa stare davanti a voi, in
piedi, in coscienza, con franchezza.
Gli abusi perpetrati all’interno della Chiesa colpiscono le persone nei loro corpi, nella loro vita,
nella loro coscienza: sono violazioni dei diritti umani. Se la Chiesa non rispetta i diritti umani, non
può predicare il Vangelo. Per questo l’obbedienza al Vangelo può spingere alla “disobbedienza”
ogni volta che in nome della “prudenza” si rischia di diventare complici dei delitti.
Questa lettera è rivolta a voi, ma resa pubblica perché altri e altre possano sottoscrivere la nostra
richiesta e perché pubblicamente voi possiate rispondere (italychurchtoo@pec.it). Daremo conto
della vostra replica nel corso della conferenza stampa che terremo il 27 maggio prossimo alle
ore 11, presso la Sala stampa estera a Roma.
CHIEDIAMO VERITÀ, GIUSTIZIA E PREVENZIONE

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INVECE NO

“Ho passato questa legislatura a far cadere governi. È  quasi un lavoro usurante…”. Così dixit Renzi ieri alla scuola di (dis)formazione politica della Lega. Tanto per ufficializzare il suo definitivo assestamento nella destra italiana. Pochi anni la Lega salviniana, in amorosi e sporchi sensi con gli affaristi putiniani, invitò a far lezione ai suoi giovani militanti Aleksandr Gel’evic Dugin, il russo consigliere di Putin e soprattutto ideologo fondatore del nazi-bolscevismo. Tanto per insegnar loro un po’ di democrazia “alla leghista”. Pensammo che si fosse toccato il fondo. Invece no. Ieri c’è stato di peggio.

la lepre marzolina – domenica 22 giugno 2022

La cornucopia azionista

di marco cianca

Roma, quartiere Flaminio via Luigi Canina, numero civico 6. Accanto al portone, una targa ricorda che qui, al primo piano, nell’abitazione di Federico Comandini, dove ora c’è uno studio medico, il 4 giugno del 1942 “riuniti clandestinamente” Vittorio Albasini, Piero Calamandrei, Guido Calogero, Alberto Damiani, Ugo La Malfa, Franco Mercurelli, Mario Vinciguerra, Edoardo Volterra e lo stesso Comandini “hanno fondato il Partito d’Azione”.

Giustizia e Libertà, il movimento creato da Carlo Rosselli, indossava le vesti, con un po’ di iniziale confusione, di un novello raggruppamento. Anche se l’emblema di GL, come ricorda Emilio Lussu, continuò ad essere esibito sulle bandiere dei gruppi partigiani che a questi ideali si richiamavano.

Sono passati ottant’anni. La creatura politica nata quel giorno (in realtà il parto fu plurimo perché le riunioni si susseguirono fino a luglio in varie città) ebbe vita breve, morì il 20 ottobre del 1947, lacerata dalla scissione tra l’ala socialista e quella repubblicana, ma ha lasciato un’eredità di tale valore che non è ancora possibile valutarla in tutta la sua cospicuità. Una cornucopia inesauribile. “Punto di riferimento di un’altra Italia che non è stata, ma potrebbe essere”, secondo la definizione di Giancarlo Tartaglia, autore di approfonditi studi sull’argomento.

Qualcuno, ogni tanto, tenta di accaparrarsene una fetta con improbabili e nebulosi richiami. Lo fa, periodicamente, Eugenio Scalfari, mischiando socialismo liberale e liberalsocialismo, tanto da indurre uno storico serio e appassionato come Paolo Bagnoli ad ironizzare sul “reato di confusione culturale”, escludendo per il fondatore di “Repubblica” ogni attenuante. Ora tocca a Carlo Calenda, il quale dimentica, o non sa, che la forza rivoluzionaria dell’originario programma rosselliano è inconciliabile con qualsiasi posizionamento più o meno centrista, moderato, efficientista. Poi ci sono quelli, tipo Ernesto Galli Della Loggia, o prima di lui Augusto Del Noce, che, al contrario, vedono ovunque il fantasma azionista e lanciano anatemi contro l’incubo dell’intransigenza etica.

Coniugare giustizia sociale e piena democrazia è un obiettivo talmente arduo che ogni volta torna l’ironico commento di Benedetto Croce sull’impossibile esistenza di un ircocervo. Eppure, la tempra morale dei protagonisti di allora e la devastazione dell’oggi impongono uno sguardo sul futuro che prenda coraggio da quel passato.

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Ma la Russia occupa abusivamente il seggio del Consiglio di sicurezza dell’Onu di cui non fa parte?

Qualcuno dirà che non è una domanda seria  e che i fatti imposti con la forza (la critica delle armi) sostituiscono qualunque regola (l’arma della critica). Non mi sento di contraddirlo. Ma la domanda che non è peregrina per chi crede che anche in una famiglia di sole due persone ci vogliano regole (super partes) per regolare qualunque convivenza tra diversi. In difetto tanto vale tornare allo stato di natura del bellum omnium contra omnes . E fare a meno dell’Onu che dà peraltro flebili segni di esistenza in vita.
La Federazione russa fa parte dell’Onu a che titolo? Interessante, certo   da approfondire, proviamo a rispondere . Tutti i membri permanenti sono indicati nello statuto Onu . L’URSS ne fa parte tuttora. Le istituzioni sovietiche sono state infatti sciolte nel 1991. La Federazione russa ne è il successore?  Il diritto russo sancisce che la Russia è succeduta alla Rsfr (Repubblica federata sovietica socialista russa) che però non ha mai fatto parte dell’Onu. Nel 1945  a diventare membri dell’Onu furono l’URSS  e due sue Repubbliche, Ucraina e Bielorussia. Tutte le ex Repubbliche sovietiche una volta divenute indipendenti hanno aderito all’Onu tranne la Russia che ha semplicemente cambiato targa sul banco dell’URSS. Tutti i paesi nati da quelli vecchi hanno ripetuto le procedure di ingresso nell’Onu. La Russia non ha mai aderito in quanto tale all’Onu. E se rientrasse da zero perderebbe il seggio permanente nel Consiglio di sicurezza. Le risoluzioni del consiglio degli ultimi 30 anni non sarebbero invalidate perché il quorum c’era e il  seggio URSS era vacante.
Se vogliamo parlare di diritto internazionale, la risposta  alla domanda è no.