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IN POLITICA LA LOGICA DEL MENO PEGGIO NON SEMPRE FUNZIONA

di franco pelella
Marco Travaglio ha dedicato l’editoriale di venerdì scorso al nuovo governo. Egli ha, tra l’altro, scritto: “…Molte cose della Lega e alcune dei 5Stelle non ci piacciono, ma il demenziale Aventino del Pd non ha lasciato alternative al patto giallo-verde. Salvo, naturalmente, le elezioni anticipate che ci avrebbero regalato un magnifico governo Salvini-Berlusconi. E, tra un governo con Salvini premier alleato del Caimano e un governo con Conte premier sostenuto dal M5S al 32,5% e dalla Lega al 17.5%, preferiamo il secondo: non sappiamo ancora se definirlo sulla carta migliore o meno peggiore, ma lo sapremo presto…” (Meglio o meno peggio; Il Fatto Quotidiano, 1/6/2018). Non sono d’accordo.
 

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UN COLOSSALE PARADOSSO

di gian giacomo migone

Caro Direttore,  siamo di fronte ad un colossale paradosso. Il varo del governo Conte, che con ogni probabilità riceverà la fiducia delle camere, costituisce un’ importante vittoria democratica della Repubblica Italiana, anche se la sua natura politica, composizione e – nella parte più importante -programma, dovranno trovare la massima vigilanza, atto per atto, e – in linea di principio, la ferma opposizione di ogni democratico.

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LA TRUFFA

di riccardo mastrorillo

In un crescendo di innovative prassi istituzionali il Movimento 5 stelle e la Lega hanno predisposto un contratto di governo e hanno indicato Giuseppe Conte come presidente del Consiglio. Il Presidente Mattarella, vincendo qualche riserva sul fatto che il candidato non fosse un politico e poteva apparire debole, non essendo espressione diretta di un voto popolare,  ha affidato a Conte l’incarico di formare un Governo.  Abbiamo seguito in questi giorni le ricostruzioni dei retroscena e soprattutto la delicata questione del nome di Savona a Ministro dell’Economia. La Costituzione prevede all’articolo 92 che «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri». Già la conoscenza della lingua italiana, potrebbe sovvenire per comprendere l’assoluta correttezza formale del comportamento di Mattarella, ma svariati e anche recentissimi precedenti, in merito al fatto che, rientra nelle prerogative del Presidente della Repubblica quella di contestare i nomi dei ministri proposti, aiutano a capire che in questa vicenda parlare di messa in stato d’accusa del Capo dello stati ci pare francamente ridicolo.

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NE VALEVA LA PENA?

di giancarlo tartaglia

Mai una crisi politica nella storia della Repubblica è stata cosi lunga, complessa e dagli esiti assolutamente imprevedibili come quella che stiamo vivendo. Per tentare di comprenderla occorre partire da quelli che possiamo considerare, senza alcun dubbio, i punti fermi.

Il primo riguarda lo strombazzare in queste ore di un ipotetico impeachment del Presidente Mattarella. La richiesta non ha né senso logico né giuridico. Il Presidente della Repubblica ha agito nell’ambito dei poteri che la Costituzione gli conferisce. In base alla Carta del ’48 è il Presidente della Repubblica che nomina i ministri, ancorché proposti dal Presidente del Consiglio incaricato. Non esistono nella Costituzione limiti a questo potere discrezionale del Presidente. Pretendere di metterlo sotto accusa per il suo rifiuto di nominare il Professor Savona alla guida del dicastero del Tesoro è perciò frutto di analfabetismo costituzionale.

Il secondo punto, anch’esso assolutamente indiscutibile, è che in questo Parlamento, cosi come uscito dalle urne del 4 marzo, non esiste alcuna maggioranza e che dopo 80 giorni di crisi sono state “bruciate” tutte le possibili alleanze, tranne quella, che si va sempre più consolidando, tra Lega e 5 Stelle.

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L’ERRORE FATALE DEL PD

di piero ignazi

Il conflitto istituzionale che si è aperto è figlio del via libera all’accordo tra 5Stelle e Lega, un accordo in buona misura favorito dal rifiuto del Pd di andare a vedere le carte dei pentastellati. La crisi di queste ore deriva da una pulsione anti-establishment dei due partiti che si è spinta fino al progetto di dare vita ad una “terza repubblica”, arrivando a forzare le regole attraverso la diminutio del ruolo del presidente della Repubblica, chiamato a ratificare come un semplice notaio scelte incompatibili con la difesa degli interessi della nazione quali la nostra appartenenza all’Unione Europea e ai suoi principi. Si poteva evitare tutto ciò? Probabilmente sì, se altri attori politici avessero giocato un ruolo politico e non si fossero ritirati sull’Aventino. Alludiamo, evidentemente, alla scelta del Pd, o meglio, del suo “segretario dimissionario”, ma saldamente al comando, come si è visto nelle ultime riunioni collegiali del partito.

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ACCECATI DAL FANATISMO

di franco pelella

Caro direttore, il modo con il quale gli aderenti al M5S stanno reagendo alle critiche espresse al curriculum del professor Conte è significativo dell’atteggiamento che essi hanno nei confronti dei loro avversari politici. La loro convinzione è che chi li critica è automaticamente un sostenitore di Renzi e del Partito Democratico, uno che non avrebbe espresso mai dubbi nei confronti dei governi Renzi e Gentiloni. Essi, accecati dal loro fanatismo, non prendono in considerazione l’idea che chi oggi critica il nuovo governo e i partiti che lo compongono può aver espresso in passato numerose perplessità nei confronti di coloro che oggi sono avversari politici del M5S.

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COERENZA E INCOERENZA

di daniele gandolfi
 

Caro Marzo, 

ricordavo un Paolo Savona facente parte dell’entourage di La Malfa padre, nominato alla presidenza del Credito Industriale Sardo in quota del Pri, e poi stretto collaboratore di La Malfa figlio. Lo vedo ora impegnato a difendere la memoria di Ugo La Malfa in qualita’ di presidente della fondazione omonima.
Ebbene, mi chiedo quale motivazioni abbiano spinto Savona ad accettare la proposta di far parte del governo populista 5S-Lega, antieuropeo per definizione, se non la bramosia del potere, la vanità e l’invidia verso altri economisti.
Enzo, non pensa anche Lei che sarebbe il caso di rivisitare la storia del liberalismo radicale italiano con uno sguardo critico nei riguardi di coloro che piu’ che a Gobetti ed Amendola hanno guardato alla Confindustria ed ai propri interessi personali ?
Scriviamola queste liste di persone che hanno onorato la storia del pensiero “liberal” e di coloro che invece ne hanno profittato personalmente essendosi poi prestati a posizioni politiche opposte, le piu’ disparate ed incoerenti, pur di tenere un piede anche in uno sgabello a costo della propria dignita’.
Un caro saluto. 

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UNA FERITA ALLA DEMOCRAZIA

di gian giacomo migone

LETTERA NON PUBBLICATA DA “REPUBBLICA”

Caro Direttore, sono da sempre convinto che una piena integrazione costituisca una condizione per la salvaguardia e lo sviluppo della democrazia europea e italiana  in un mondo globalizzato; che l’euro sia una prerogativa di sovranità indispensabile, nei confronti di altri monete che lo contrastano – in primo luogo il dollaro – malgrado sia oggi uno degli strumenti sovranazionali a disposizione di una politica economica dei pochi ricchissimi a scapito di tutti gli altri.

Eppure non posso non considerare una vera e propria ferita alla democrazia e la violazione di una consolidata prassi costituzionale da parte del Presidente della Repubblica – se sono vere le cronache di tutti i giornali –   l’accusa di diktat a chi oggi rappresenta la maggioranza del Parlamento la volontà di esercitare il sacrosanto diritto di scegliere un ministro dell’economia – ineccepibile sul piano etico e della competenza – corrispondente al proprio programma che pure chi scrive per ispirazione e per altri contenuti abborrisce.
Gian Giacomo Migone
Già presidente della commissione esteri del Senato (1994-2001).

 

l’esecutore

Conte e l'”avvocato del popolo”, giacobinismo ostentato, preteso o inconsapevole e incolto, che identifica governo e popolo (tutto indistintamente).  In altri tempi sappiamo come finì.  E’ necessario che i poteri siano divisi . L’avvocato del popolo nella Roma repubblicana era il Tribuno della plebe contrapposto ai consoli ed espressione di contro potere . Potere negativo lo definì  Rousseau che forse i 5stelle non hanno studiato. Non per nulla Robespierre non volle il Tribunato nella  costituzione del 1791, affermando di essere lui il Tribuno. Come  Lenin, erede del giacobinismo politico. Ma Conte non è Robespierre,  piuttosto è l’ esecutore di un contratto civilisticamente di difficilissima interpretazione, gestione e eseguibilità, con obbligazioni nebulose molto difficilmente esigibili dai cittadini

DOV’E’ FINITO IL POPOLO DEL 4 DICEMBRE?

di pier paolo caserta

In molti stanno misurando, nel bene e nel male, la propria contrarietà o il proprio assenso nei confronti del nascente governo sull’asse dell’Europa, dell’economia, del contrasto all’austerity. Suggerirei di riposizionare le aspettative, tanto per cominciare, su quanto si legge alle pagine 6 e 7 del “Contratto” a proposito del “Comitato di conciliazione”, un organismo parallelo al Consiglio dei ministri chiamato a decidere sulle eventuali discordanze tra le due parti politiche che hanno sottoscritto il “Contratto per il governo”. Il funzionamento non è chiaro e del resto, con una ulteriore forzatura giuridica, una dicitura alla fine del paragrafo precisa che “la composizione e il funzionamento del Comitato di conciliazione sono demandate ad un accordo tra le parti”. Un tale organismo rappresenta una sostanziale alterazione dell’architettura costituzionale e invade le funzioni dell’Esecutivo.

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LA REPUBBLICA IN OSTAGGIO

di giancarlo tartaglia

Dopo settimane in cui il Presidente della Repubblica ha consentito a grillini e leghisti, forse con eccessivo garbo istituzionale, di tenere in ostaggio lo Stato, è stato finalmente partorito il cosiddetto “Contratto per il Governo del cambiamento”, che, oltre a contenere aspetti decisamente ridicoli, quali la previsione della sua sottoscrizione da parte dei “signori” Di Maio e Salvini, le cui firme “leggibili” dovranno essere autenticate da un Pubblico Ufficiale, richiama alla mente nel suo complesso l’antico detto napoletano che certe cose non vanno messe in mano alle “creature”.

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