LA FUORIUSCITA DALLA CIVILTA’ CLASSICA

  di paolo fai

Anche se incredibile, pare sia vero che Matteo Salvini abbia fatto il liceo classico. In tutta evidenza, ha male appreso i valori fondamentali della cultura greca, che dell’ospitalità e dell’accoglienza facevano la loro gloria e il loro motivo di vanto.

Non invito il vicepremier e ministro degli Interni a leggere, se non lo ha fatto al liceo, il canto VI dell’Odissea, con l’episodio della giovane Nausicaa che, davanti al malconcio Odisseo naufrago, non esita a condurlo al palazzo, dal padre Alcinoo, il re dei Feaci, promettendogli ospitalità. La lettura resta un’attività solitaria e per niente populistica, che non scatenerebbe lo tsunami del web. Attento come è alle reazioni dei social, Salvini farebbe bene, allora, a scendere a Siracusa, dove in questi giorni, al Teatro greco, vengono messe in scena, per il 54° ciclo delle rappresentazioni classiche organizzato dall’Inda, l’Edipo a Colono di Sofocle e l’Eracle di Euripide, in cui, dopo i protagonisti omonimi delle due tragedie, campeggia Teseo, il leggendario re di Atene.

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USCITO IL N. 23 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI

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Sommario
editoriale
3. enzo palumbo, buscar el levante por el ponente!
memorandum
4. matteo salvini, il golpe leghista: ai cittadini lo diremo a cose fatte
astrolabio
5. francesco pisarri, migranti, conoscere per giudicare
7. alessio conti, la repubblica dei #tengofamiglia
8. nereo zamaro, chi ci salverà dai “censimenti speciali”?
la vita buona
10. valerio pocar, la frittata è fatta buon appetito
cronache da palazzo
11. riccardo mastrorillo, di sorte e di suffragio
nota quacchera
13. gianmarco pondrano altavilla, se alle minacce seguissero i fatti
l’opinione lieve
14. marella narmucci, donne: mai abbassare la guardia
lo spaccio delle idee
15. giovanni vetritto, appunti di un viaggio americano
19. comitato di direzione
19. hanno collaborato
6-11-15-18. bêtise

LA BUFALA DI SALVINI SUL COSTO DEI MIGRANTI

di PAGELLA POLITICA DI AGI – fact-checking 13 giugno 2018

L’Italia è davvero il Paese che spende di più in Europa per i migranti?

L’11 giugno il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato, durante una conferenza stampa: “Stiamo lavorando sulla cifra 35 euro: voglio che rientri nella media europea, perché tutti i Paesi europei spendono di meno, e anche noi vogliamo spendere di meno”.

Siamo andati a verificare e si tratta di un’affermazione errata.

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LA STRATEGIA DEL POPCORN

di andrea pertici

Nuova pesante sconfitta del Pd e del centrosinistra nei ballottaggi del 24 giugno.

Si tratta in fondo di un partito – e di una coalizione – che hanno ormai collezionato innumerevoli sconfitte. L’ultima era stata nelle elezioni politiche del 4 marzo, quando il Pd e il “suo” centrosinistra, “cucinato” in quattro e quattr’otto alla vigilia delle elezioni, alla bisogna di una legge elettorale che portava il nome del capogruppo “dem” e la firma anche dei due leader del centrodestra (con cui il Pd si è volentieri alleato per anni). A seguito di quelle elezioni, in cui il Pd era stato portato al minimo storico, grazie alla pluriennale strategia di rottamotori e rottamandi, non si è pensato di cambiare schema. Anzi, la perspicace reazione – portata avanti dal capo in testa a tutti gli altri – è stata da subito quella di fare gli offesi con gli elettori.

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ESERCITO DI RISERVA IN SALSA GIALLOVERDE

A chi fantastica e farnetica in mala fede su immigrati che abbasserebbero il salario degli italiani (a prescindere dal caporalato e dalla mafia ): sarebbe come se negli anni 50 e 60 della grande immigrazione dal Sud nel Nord, con tanto razzismo contro i meridionali (i neri del tempo non tanto lontano se si considerano le garbate espressioni leghiste di poco tempo fa contro i terroni ) , gli operai della Fiat non avessero intrapreso le più grandi lotte e scioperi del dopoguerra insieme con gli operai calabresi siciliani pugliesi  e meridionali. E avessero solidarizzato con Valletta. In  prima fila c’erano i tanti “napuli”.

CHE NE PENSATE DI QUESTO GOVERNO?

AVETE UN GIUDIZIO DA DARE IN BREVE?  SCRIVETELO  A info@criticaliberale.it……PER UN INTERVENTO PIU’  COMPLESSO, SCRIVETE ALLA DIREZIONE.

VINCENZO FERRARI: Un solo pensiero sul governo Conte (alias: Farage – Le Pen): se realizzerà il programma porterà il paese alla catastrofe. Se non lo realizzerà, avrà ingannato i suoi elettori. Tutto qui, per ora.

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IN POLITICA LA LOGICA DEL MENO PEGGIO NON SEMPRE FUNZIONA

di franco pelella
Marco Travaglio ha dedicato l’editoriale di venerdì scorso al nuovo governo. Egli ha, tra l’altro, scritto: “…Molte cose della Lega e alcune dei 5Stelle non ci piacciono, ma il demenziale Aventino del Pd non ha lasciato alternative al patto giallo-verde. Salvo, naturalmente, le elezioni anticipate che ci avrebbero regalato un magnifico governo Salvini-Berlusconi. E, tra un governo con Salvini premier alleato del Caimano e un governo con Conte premier sostenuto dal M5S al 32,5% e dalla Lega al 17.5%, preferiamo il secondo: non sappiamo ancora se definirlo sulla carta migliore o meno peggiore, ma lo sapremo presto…” (Meglio o meno peggio; Il Fatto Quotidiano, 1/6/2018). Non sono d’accordo.
 

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UN COLOSSALE PARADOSSO

di gian giacomo migone

Caro Direttore,  siamo di fronte ad un colossale paradosso. Il varo del governo Conte, che con ogni probabilità riceverà la fiducia delle camere, costituisce un’ importante vittoria democratica della Repubblica Italiana, anche se la sua natura politica, composizione e – nella parte più importante -programma, dovranno trovare la massima vigilanza, atto per atto, e – in linea di principio, la ferma opposizione di ogni democratico.

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LA TRUFFA

di riccardo mastrorillo

In un crescendo di innovative prassi istituzionali il Movimento 5 stelle e la Lega hanno predisposto un contratto di governo e hanno indicato Giuseppe Conte come presidente del Consiglio. Il Presidente Mattarella, vincendo qualche riserva sul fatto che il candidato non fosse un politico e poteva apparire debole, non essendo espressione diretta di un voto popolare,  ha affidato a Conte l’incarico di formare un Governo.  Abbiamo seguito in questi giorni le ricostruzioni dei retroscena e soprattutto la delicata questione del nome di Savona a Ministro dell’Economia. La Costituzione prevede all’articolo 92 che «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri». Già la conoscenza della lingua italiana, potrebbe sovvenire per comprendere l’assoluta correttezza formale del comportamento di Mattarella, ma svariati e anche recentissimi precedenti, in merito al fatto che, rientra nelle prerogative del Presidente della Repubblica quella di contestare i nomi dei ministri proposti, aiutano a capire che in questa vicenda parlare di messa in stato d’accusa del Capo dello stati ci pare francamente ridicolo.

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NE VALEVA LA PENA?

di giancarlo tartaglia

Mai una crisi politica nella storia della Repubblica è stata cosi lunga, complessa e dagli esiti assolutamente imprevedibili come quella che stiamo vivendo. Per tentare di comprenderla occorre partire da quelli che possiamo considerare, senza alcun dubbio, i punti fermi.

Il primo riguarda lo strombazzare in queste ore di un ipotetico impeachment del Presidente Mattarella. La richiesta non ha né senso logico né giuridico. Il Presidente della Repubblica ha agito nell’ambito dei poteri che la Costituzione gli conferisce. In base alla Carta del ’48 è il Presidente della Repubblica che nomina i ministri, ancorché proposti dal Presidente del Consiglio incaricato. Non esistono nella Costituzione limiti a questo potere discrezionale del Presidente. Pretendere di metterlo sotto accusa per il suo rifiuto di nominare il Professor Savona alla guida del dicastero del Tesoro è perciò frutto di analfabetismo costituzionale.

Il secondo punto, anch’esso assolutamente indiscutibile, è che in questo Parlamento, cosi come uscito dalle urne del 4 marzo, non esiste alcuna maggioranza e che dopo 80 giorni di crisi sono state “bruciate” tutte le possibili alleanze, tranne quella, che si va sempre più consolidando, tra Lega e 5 Stelle.

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L’ERRORE FATALE DEL PD

di piero ignazi

Il conflitto istituzionale che si è aperto è figlio del via libera all’accordo tra 5Stelle e Lega, un accordo in buona misura favorito dal rifiuto del Pd di andare a vedere le carte dei pentastellati. La crisi di queste ore deriva da una pulsione anti-establishment dei due partiti che si è spinta fino al progetto di dare vita ad una “terza repubblica”, arrivando a forzare le regole attraverso la diminutio del ruolo del presidente della Repubblica, chiamato a ratificare come un semplice notaio scelte incompatibili con la difesa degli interessi della nazione quali la nostra appartenenza all’Unione Europea e ai suoi principi. Si poteva evitare tutto ciò? Probabilmente sì, se altri attori politici avessero giocato un ruolo politico e non si fossero ritirati sull’Aventino. Alludiamo, evidentemente, alla scelta del Pd, o meglio, del suo “segretario dimissionario”, ma saldamente al comando, come si è visto nelle ultime riunioni collegiali del partito.

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