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Un governo per la politica europea. Il paradosso italiano.

di gian giacomo migone  

Se i partiti politici – senza eccezioni, da Leu alla Lega – non fossero così impegnati a rilasciare cambiali in bianco al presidente del consiglio incaricato, ignorando le regole più elementari di una costituzione parlamentare, formulerebbero richieste pubbliche corrispondenti ai propri orientamenti, per poi subordinare il proprio voto di fiducia a riscontri verificabili nel programma e nella composizione del governo.

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LE 3 CRISI

Della rappresentanza , per effetto di leggi elettorali che sottraggono libertà di scelta e recidono  il tessuto connettivo della Rappresentanza.              

Della partecipazione costruens o informata , attiva pro e inter attiva, sostituita da strumenti distorcenti o manipolati o manipolatori, come i social, spesso solipsistici o le tv o i talk show o i click su piattaforme varie. Sullo sfondo crisi radicale della sovranità. 

Della democrazia e di anelli di congiunzione tra società civile e Istituzioni, come i partiti. Ora anche alla prova del metodo della Casaleggio e associati.

Certamente ciascun partito può regolare come meglio crede la vita interna del partito e i meccanismi di selezione e decisione. Ma restano o ci sarebbero  sempre le  garanzie della Costituzione repubblicana a tutela della libertà di associazione, di manifestazione del pensiero, rivolte ad assicurare il rispetto di un metodo democratico sostanziale anche nella vita interna (artt.18,21,49). E trattandosi di democrazia parlamentare rappresentativa (che presuppone e si coniuga con  partecipazione interattiva)  a tutelare le libertà di parlamentari non legati a vincolo di mandato ma liberi rappresentanti dei cittadini tutti, e del parlamento (artt.1 e 68). Riguarda tutti. Se poi col voto sulla piattaforma privata della società privata, espresso con un semplice click a un quesito precostituito (non costruito insieme) da chissà chi e come, si immaginasse di vincolare la libertà del parlamentare, forte sarebbe la dissonanza da lettera e spirito costituzionali, rimanendo libera scelta in ipotesi da motivare, il libero voto in parlamento del parlamentare. Anche perché chi  vota sulla piattaforma è semplice iscritto alla stessa  in regime di diritto privato, senza che egli abbia alcun obbligo (privatistico e di nessun effetto pubblicistico) di dichiararsi elettore del partito a cui la piattaforma fa riferimento. Se poi tutto questo avviene dopo che l’assemblea dei parlamentari del partito si è espressa e una delegazione della stessa si  è già recata dal Presidente incaricato di formare un governo, dichiarando coram  populo di voler aderire e partecipare allo stesso governo, sarebbe arduo  non valutare la cosa come screditamento della libertà responsabile dei parlamentari e in definitiva come contrapposizione al sistema della democrazia parlamentare rappresentativa che si presenterebbe sostituita da click eterodiretti vincolanti per gli eletti dal popolo sovrano (non dai soli iscritti alla piattaforma). Anzi, anche da altri click preannunciati dal dominus incontrastato e proprietario della piattaforma in caso di prevalenza dei no al governo Draghi. Quesito in tal caso assoggettato a libero arbitrio interpretativo.  Il dominus Casaleggio, figlio dell’omonimo, investito a tempo indefinito  della carica in forza di un principio analogo  a quello monarchico e dinastico. Altri click mentre le consultazioni sono chiuse e Draghi sta salendo sul colle per presentare la lista dei ministri e poi recarsi avanti le Camere, fuori tempo massimo e dal tono velatamente o volutamente dilatorio  se non ostruzionistico. Su quesito anticipato via rumor su tv e social dal predetto dominus. Gli iscritti a Rousseau dovrebbero dire col click se i parlamentari dovranno astenersi o votare no al governo Draghi. Ma non si erano espressi prima ?

un golpe solo

«Cassese: “Con Draghi democrazia in pericolo? Facciamo i seri”». Così titola sfacciatamente “il Foglio” in un’intervista in ginocchio a chi nell’ultimo anno si è fatto usare da tutti i giornali di destra per urlare contro chi, come Conte, aveva realizzato «un golpe», altro che un semplice avvertimento di “democrazia in pericolo”. Così, dopo aver fiancheggiato l’opposizione salviniana e quella berluscon-rifondarola, l’esimio ex-giudice della Consulta invita di nuovo sé stesso e tutti gli altri alla serietà e quindi auspica che Draghi faccia un “golpe” solo, come Pinochet.

la lepre marzolina – mercoledì 10 marzo 2021

LA TRUFFA DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA

Non sappiamo come ringraziare il M5s per la sua meritoria opera di smantellamento della cosiddetta “democrazia diretta”. E tutti coloro che difendono le istituzioni rappresentative e il voto segreto e libero non possono non essere grati a chi non perde occasione per dimostrare urbi et orbi quale truffa sia la pratica della democrazia pseudo diretta. Certo involontariamente. Il  primo test è dato dalla partecipazione sempre incredibilmente scarsa al voto. L’ultima – direi definitiva e più spudorata – prova è fornita dal quesito buffonesco sull’appoggio al Governo Draghi proposto, o meglio imposto, ai votanti: «Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?». Questa ultima stesura del quesito, sul filo di lana, è riuscita ad affermarsi su altre ipotesi. Per esempio: «Siete cosi fessi da rifiutare un governo affidato dal M5s al presidente Draghi?». Oppure: «Osate opporvi a un governo grillino retto da Draghi, il quale ha copiato sfacciatamente il programma politico del MoVimento?» Oppure: «Dite sì o no al governo Draghi proposto con fermezza dai vostri Capi?». «Postscriptum del Quesito: cari, votate liberamente, intanto le schede sono scrutinate senza alcun controllo da Casaleggio nella sua cucina, presto conoscerete i risultati a lui più graditi».

RIMETTIAMO LE DOGANE

Monica Amore, consigliera comunale di Torino, eletta dal M5s, ha pubblicato un post sfacciatamente antisemita con tanto di caricature di uomini con naso pronunciato, Kippah e Stella di David. Non mancano neppure richiami al famigerato violento complotto sionista. Insomma, la sua è stata una oscena rivisitazione delle più bieche propagande anti ebraiche. Il tutto riferito al Gruppo Gedi. Gruppo senz’altro criticabile, ma il modo fa la sostanza.

Dopo il putiferio sollevato e le condanne dei dirigenti dello stesso M5s, l’autrice ha fatto propria l’ormai buffonesca tradizione del “non me ne sono accorta”, “chiedo scusa”, “rimuovo il post”. Avrebbe potuto dire anche “rimetto il dentifricio nel tubetto”. Chiuso il discorso? Direi di no.

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7 febbraio 1898 inizio del processo Dreyfuss  (quando c’erano gli intellettuali indipendenti) – PROCESSO PER DIFFAMAZIONE

“L’intellettuale in Europa aveva un potere ed io credo che il vertice di questo potere sia stato esercitato da Zola e dai firmatari dell’appello di Zola al momento del processo Dreyfus. Poi è venuto l’inquinamento partitico, l’impegno devoluto alla sinistra: e ha molto inquinato questo potere dell’intellettuale. Oggi il potere è in tutte altre mani, il potere è la televisione, il potere è la casa di moda. L’intellettuale non ha più nessun potere, comunque io continuo a scrivere come se ci credessi”. (L.Sciascia)

In Francia, il 7 febbraio 1898, inizia il processo per diffamazione contro lo scrittore Émile Zola. L’accusa riguarda la pubblicazione del J’accuse, un editoriale pubblicato da Zola sul giornale “L’Aurore” il 13 gennaio 1898 per denunciare pubblicamente le irregolarità del processo contro Alfred Dreyfus. Dreyfus era un capitano dello Stato maggiore di origine ebraica, condannato ingiustamente per alto tradimento sulla base di documenti completamente falsi.

DRAGHI E LE CAMIONATE DI SALIVA

di enzo marzo

Il cielo ci salvi dal servilismo più o meno sguaiato! E soprattutto salvi i soggetti “insalivati” dai servi sciocchi. Povero Draghi, che – appena incaricato – è stato sommerso da camionate di saliva. Son dovuti intervenire i corazzieri per salvarlo dall’annegamento. Molinari, presidente editoriale del Gruppo Gedi  è stato costretto a rivolgersi di corsa ad Arcuri per un approvvigionamento straordinario di saliva. Molinari, dopo aver adottato con urgenza presso le redazioni di tutti i giornali Gedi in Italia il suo “Piano di adulazione”, già a metà pomeriggio si è trovato improvvisamente ad affrontare l’esaurimento di tutte le scorte di saliva. I redattori e i commentatori si erano dati da fare con zelo: avevano rintracciato un saluto di Obama, una stretta di mano di Merkel, un buon voto in condotta in terza media, persino un nipotino che non sta andando male a scuola. Purtroppo un redattore pigro stava ancora cercando la prova che l’Incaricato a 15 anni correva i cento metri in 10 secondi netti.

Ma il quotidiano “Repubblica 3.0” è la nave scuola di tutto il Gruppo. Lo dirige Molinari in persona, e così non poteva mancare proprio sulle sue pagine il vero scoop. Lo rilanciamo noi: Draghi andava al liceo dai gesuiti del “Massimo” di Roma, con altri illustri allievi, già a un anno di vita. (Draghi è nato appunto nel febbraio del ‘47, ma assicura la balia, interrogata da “Repubblica 3.0”, era già molto precoce, anche se – come riferisce per obiettività e correttezza professionale il cronista – mostrava delle tendenze guerrafondaie). C’è una testimonianza diretta di un compagno di scuola, un autorevolissimo professore di fisica. Mentre noi comuni mortali ci baloccavamo succhiando il latte materno, Draghi già studiava matematica e filosofia, preparando il suo Recovery plan.

Non ci credete? Pensate addirittura che “Repubblica 3.0” non possa mangiarsi con così tanta rapidità l’autorevolezza che aveva ai tempi di Ezio Mauro? Allora leggete il prestigioso quotidiano di oggi: c’è lo scoop di Pierluigi Bussi che è andato a pescare tale professor Ezio Bussoletti, ordinario di Fisica Spaziale in pensione ed ex alunno dell’Istituto Massimo nonché compagno di classe di Mario Draghi, che giura: «Le annate 46/47 del Massimo hanno avuto un grande successo nella vita come carriere in tutte e tre le sezioni», «Il successo degli alunni di queste due annate è arrivato perché siamo stati educati a lavorare seriamente, a saper soffrire se volevamo ottenere qualcosa e c’era una forte etica da seguire e rispettare». «Con Mario siamo stati compagni di classe nella sezione B nel triennio del Liceo Classico. Spesso, per festeggiare il compleanno di qualcuno di noi, chiedevano a una pasticceria vicino alla scuola di far portare in classe delle paste con una particolare qualità: cannoli riempiti di panna, che venivano immancabilmente utilizzati come cannoni, soffiando al loro interno. Sia per battaglie tra alunni sia per tiro a segno sul soffitto dell’aula. Ricordo anche un assalto allo stesso professore da parte di un gruppo ristretto del quale facevo parte con le ‘famigerate’ pistole a riso. Alla fine dell’ora di filosofia, il pavimento era un tappeto di chicchi di riso».

Uno scoop questo che squoterà l’intera informazione nazionale (non è un errore, è l’innovazione lessicale introdotta una settimana fa proprio da “Repubblica 3.0).

TRE DOMANDE A MATTARELLA

di riccardo mastrorillo

La prassi costituzionale delle consultazioni, prima della designazione del Presidente del Consiglio dei Ministri, fu introdotta da Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica. Einaudi non introdusse una prassi per sua fantasiosa scelta, ma si basò pedissequamente sul dibattito avvenuto all’Assemblea Costituente, al quale aveva attivamente partecipato. Il principio sarebbe che, attraverso le consultazioni, il Presidente della Repubblica investe dell’incarico la persona che ritiene abbia la reale possibilità di ottenere la fiducia del Parlamento.

La modalità con cui è stato esercitato il mandato esplorativo conferito al Presidente della Camera Roberto Fico sono indiscutibilmente incompatibili con la prassi costituzionale:

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Sul serio volete Berlusconi al Colle?

di enzo marzo

[lettera a “Il fatto quotidiano”, pubblicata il 3 febbraio 2021]

No, non ci sto. Non sono d’accordo con Padellaro e Mieli. Capisco il disgusto che proviamo tutti per un irresponsabile mascalzone toscano.
Ma la democrazia è la democrazia: non la si può mettere
a rischio mai, per alcuna ragione al mondo. Le elezioni
anticipate non sono una conferma dell’articolo 1 della Costituzione, ma una sua smentita. Il “popolo” ha votato per una legislatura e finché c’è una qualche soluzione bisogna tentarle tutte.
Oggi poi la situazione è di assoluta emergenza:
non abbiamo dall ’altra parte una Destra democratica. Il duo
trumpista Salvini&Meloni è capace di tutto. La
sua incoscienza durante la pandemia è stata sfacciata. Vogliamo che l’estrema destra (con l’aiuto di una tv pubblica destrorsa, anche grazie alla riforma Renzi e al sostegno del M5S)
abbia anche solo qualche possibilità di vittoria? Proprio non
riuscite a sospettare che sarebbe una strada senza ritorno? Per
non parlare poi dei soldi europei gestiti da Borghi. Mancano solo
6 mesi al Semestre bianco. L’Italia ha bisogno assoluto almeno di un presidente della Repubblica garante della democrazia, una fotocopia di Mattarella, e non un pregiudicato o chi per lui. Lo so che Renzi fa perdere la pazienza anche ai santi.
Ma per favore, non potete aspettare sei mesi?
[inviata il 2 febbraio 2021, h. 13]

USCITA LA NEWSLETTER n.01/2021 DI ITALIALAICA

Il sito dei laici italiani vi segnala:

Editoriale
LA RELIGIONE E LA POLITICA 
Attilio Tempestini 27.01.2021
Le recenti vicende giudiziarie di Lorenzo Cesa, segretario dell’UDC -Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro- richiamano alla mente, per contrasto, come Paolo VI aveva definito la politica: la forma più alta di carità. È una definizione che nei mesi scorsi ho trovato in un… 


Articoli
LA LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS SPOSTA LO SPACCIO DALLA MAFIA ALLO STATO 
Paolo D’Arpini 24.01.2021
La coltivazione della canapa bioregionale deve essere libera
La canapa per secoli e secoli è stata coltivata estensivamente in Italia, molto diffusa, conosciuta ed utilizzata in tantissimi ambiti sino alla fine della II Guerra Mondiale. Poi sono subentrati gli interessi delle multinazionali…


Rassegna stampa
23-01-2021, TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO,
numero 3989 del 19 gennaio 2021, https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Centro di ricerca per la pace 23.01.2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Sommario di questo numero:
1. Il 27 gennaio, “Giorno della memoria”, si realizzino…


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USCITO IL N. 79 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SU ILFATTOQUOTIDIANO.IT

per scaricare il pdf clicca qui e anche su https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/02/il-piccolo-matteo-renzi-e-le-nostre-due-semplici-domande-sul-conflitto-di-interessi/6087173/

Sommario
3. bêtise d’oro
3. le prescrizioni di silvio berlusconi, candidato da salvini alla presidenza della repubblica
editoriale
8. franco grillini, perché non si fece nulla contro l’olocausto nazista?
la biscondola
10. paolo bagnoli, l’abbraccio tra populismo e governismo
cronache da palazzo
11. riccardo mastrorillo, matteo, la crisi e il conflitto di interesse
nota quacchera
13. gianmarco pondrano, un dubbio tremolante
la vita buona
14. valerio pocar, perché suocera intenda
res publica
16. angelo perrone, la risposta ai crimini più efferati
lo spaccio delle idee
19. paolo fai, ricordo di leonardo sciascia a 100 anni dalla nascita
7-9-11-12-13-15-23. bêtise
24. comitato di direzione
24. hanno collaborato
 

+EUROPA, OVVERO IL  PARTITINO DEGLI IRRESPONSABILI

Il trasformismo dei Responsabili e il trasformismo del partitino degli Irresponsabili dominano la scena. L’oscar della faccia tosta è conquistato meritatamente dai radicali di +Europa, che supera ogni limite. Però siamo ben lontani dall’affermare che le dichiarazioni rilasciate alla fine della Consultazione al Quirinale dalla senatrice Emma Bonino costituiscano il massimo dell’improntitudine che si possa raggiungere. La stessa Emma sicuramente sarà in grado di superarsi.

La più trasformista della tradizione radicale ha dichiarato la sua ferma opposizione a Conte, e questa già si sapeva; ovviamente non ha offerto alcuna decente alternativa, e anche questo lo sospettavamo, ma poi ha esagerato davvero entrando sguaiatamente di diritto nell’opera buffa che si sta recitando oggi nella politica italiana. Cosa ha aggiunto Bonino?:  la sua opposizione a Conte si è accresciuta «a maggior ragione dopo il tentativo di dare vita a suo sostegno in modo piuttosto contraddittorio e disordinato di un gruppo parlamentare senza alcuna coerenza politica, che utilizza come mero schermo il richiamo all’europeismo». E il ritratto “sputato” di + Europa. Ma no, Bonino non parla di sé stessa, né del suo partitino: lei davvero non sopporta proprio l’incoerenza politica: «Ci sono responsabili la mattina che il pomeriggio poi cambiano idea» Oibò.

Ci sono invece irresponsabili che viaggiano da decenni su tutto l’arco costituzionale cogliendo fior da fiore. Per esempio, c’è chi come lei che, dopo molte legislature da deputata radicale, si fa eleggere più volte con Forza Italia  e addirittura entra nel gruppo parlamentare berlusconiano. Evidentemente si trova bene a sedere accanto a Matacena, Previti e Dell’Utri ecc. Come ricompensa per il suo sacrificio si fa nominare dal Presidente Berlusconi Commissaria europea dal 1995 al 1999. Quando l’èra berlusconiana accenna a declinare, Bonino, per attestare la sua «coerenza politica», si scopre di sinistra e con la “Rosa nel pugno” conquista ancora il seggio parlamentare con il socialista di Boselli, poi la sua lista a Roma appoggia Veltroni. Così comincia la sua carriera nel centro sinistra, fino diventare ministro nei governi Prodi, poi Letta…

Adesso, in questa situazione davvero tragica ed emergenziale, si affianca ai sovranisti e agli euroscettici filo Orbàn per votare contro il governo che ha la politica più efficace e apprezzata dall’Europa degli ultimi decenni. Poi sostiene la “formula Ursula: che vuol dire soltanto l’allargamento dell’attuale maggioranza, contro cui ha sempre votato, con il pregiudicato Berlusconi, il quale – peccato – si rifiuta di rompere con gli “Zero Europa”. Un tipo così, evidentemente, costituirebbe il “valore aggiunto”. Si torna ai vecchi amori.

Adesso, odiando i gruppi parlamentari «senza coerenza politica» è la bandiera di + Europa, fondata con Della Vedova, che con l’alleanza con Calenda ha aggiunto l’ottava bandierina al suo curriculum di trasformista professionista.

Mancandole soltanto l’esperienza diretta di Rifondazione comunista, Bonino cerca di rimediare a questa lacuna scrivendo, assieme a Bertinotti e altri radicali, sul “Riformista”, quotidiano berlusconian-exrifondarolo.

Ripeto sempre la domanda angosciosa di Paolo Sylos Labini: «Ma questa gente, quando si guarda allo specchio, non prova neppure un briciolo di vergogna?» Aggiungo io: «Quale sortilegio ha completamente cancellato dalla loro memoria il ricordo di Ernesto ed Ada Rossi, di Galante Garrone e delle migliaia di persone perbene che per decenni hanno lottato disinteressatamente per la civiltà liberale e per un’Europa federata?» Ma conosco la risposta: l’amore sfrenato per il potere.

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