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EUROPEAN DREAMS FOR TOMORROW’S GERMANY
riccardo mastrorillo and enzo palumbo
in fondo la versione in italiano
Germany’s election results open up an innovative perspective, also for Europe, if Liberals and Greens will be able to converge on a common pragmatic and pro-European approach, agree on a common program and take a joint political initiative towards the two other parties, the most voted ones.
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Tramutiamo la speranza in realtà
di Pier Virgilio Dastoli
La Conferenza sul futuro dell’Europa nasce in un periodo di incertezza sui destini del processo di integrazione europea perché – nonostante l’ottimismo diffuso dalle istituzioni europee – non si sa ancora quando partirà il programma per la ripresa dell’economia europea dopo la pandemia bloccato ancora davanti a cinque parlamenti nazionali, perché le prospettive di dotare l’Unione di una sua autonomia strategica sono molto fumose in settori sensibili dell’agenda digitale e dell’intelligenza artificiale per non parlare della politica estera e di sicurezza, perché i governi gestiscono gelosamente senza spirito di solidarietà la gestione dei flussi migratori e perché la dimensione sociale (che implica l’equilibrio intergenerazionale, la parità di genere, la lotta alla precarietà e alla povertà) è apparsa ancora una volta nel Vertice di Porto come un settore quasi totalmente chiuso nei confini nazionali.
Eppure, la speranza risiede nel fatto che l’innovazione al centro della Conferenza di far discutere su un piano di uguaglianza cittadini e istituzioni possa scardinare un ingranaggio che, dal Trattato di Lisbona in poi, è stato preso in ostaggio dal metodo confederale e nel fatto che la democrazia partecipativa, usando tutti gli strumenti della società digitale, sia in grado di far riaprire il cantiere delle riforme dell’Unione europea.
Affinché la speranza si tramuti in realtà il Movimento europeo sottopone qui di seguito all’attenzione dell’opinione pubblica prima italiana e poi europee la sua analisi, le sue critiche e un catalogo di proposte costruttive.
tra austerità e riforme: chi pagherà la crisi?
DIALOGO TRA GIOVANNI PERAZZOLI E VERONICA DE ROMANIS
Giovanni Perazzoli: La resistenza nel chiedere l’attivazione del Mes sembra un’impuntatura priva di senso che, oltre ad incidere negativamente sulle risorse della sanità, continua ad alimentare nell’opinione pubblica italiana una forte diffidenza verso l’Europa. C’è chi congettura clausole nascoste e trappole che avrebbero lo scopo di porre all’Italia delle condizioni insostenibili dopo l’adesione. Non sono solo i populisti a seguire questa linea. Lei ha detto più volte che, se parliamo di numeri e di fatti oggettivi, non dovremmo temere il Mes. Una delle obiezioni che circolano è però che gli altri paesi non hanno richiesto l’attivazione del MES.
Veronica de Romanis: Il ministro Gualtieri è stato chiarissimo. Il MES non ha altre condizionalità se non quelle sanitarie e lui lo sa, visto che lui ha negoziato il trattato. Dal punto di vista tecnico non ci sono dubbi. Non ci sono condizioni ex post, come, del resto, non ci sono mai state in nessuno strumento europeo, neanche con il Mes precedente. Il risparmio per l’Italia è calcolato intorno ai 300 milioni l’anno. Non è poco. Quanto al rischio di sorveglianza, bisogna ricordare che la sorveglianza è indipendente dal MES. Per adesso il patto di stabilità è stato sospeso, ma quando verrà ripreso, è chiaro che riprenderà anche la sorveglianza per la stabilità dei conti pubblici. Ma questo non c’entra con il Mes, c’entra con il coordinamento legato al semestre europeo. Sgombrato dunque il campo dalle critiche tecniche, rimane il punto su cui insiste Conte: perché non ne usufruiscono gli altri? Intanto, un paese grande come l’Italia dovrebbe avere una leadership per fare quello che deve fare, senza doversi accodare con gli altri paesi. Inoltre, mi pare che porsi questa domanda significhi semplicemente non capire la logica degli aiuti europei. L’Europa interviene come mai prima con due tipi di aiuti, uno per l’emergenza e l’altro per la ricostruzione. L’emergenza comprende un fondo della Banca europea per gli investimenti destinato alle imprese, un fondo per il mercato del lavoro (Sure) e infine il Mes. Sono tre strumenti da utilizzare subito per l’emergenza. Con il Mes potremmo comprare vaccini antinfluenzali, ma potremmo anche utilizzarli per migliorare il servizio dei trasporti pubblici, che è una spesa sanitaria indiretta perché siamo in una pandemia. Non mi dilungo in altri esempi. Si tratta in breve di uno strumento per fronteggiare l’impatto dell’emergenza. Poi è chiaro che ogni paese valuta in relazione alla propria situazione particolare, ovvero in base a quanto gli costa finanziare il proprio debito, oppure in relazione ai problemi nel sistema sanitario ecc. Al MES si può anche ricorrere in modo parziale. Ogni paese valuta in base alla propria condizione di fatto. Il ministro francese Bruno Le Maire ha detto che per ora non farà ricorso al MES. Ma in futuro potrebbe farlo. La logica dell’Unione europea di lasciare un largo margine di scelta.
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USCITO IL N. 42 DE “GLI STATI UNITI D’EUROPA” – SCARICABILE GRATIS QUI
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Indice
editoriale
04 – ugo ferruta, una presa di coscienza per l’europa
lo stato dell’unione
06 – antonio calafati, il bilancio europeo 2021-27: un infondato entusiasmo
10 – aurelia ciacci, unione sanitaria
d’oltralpe
12 – sarah lenders-valenti, i muri invisibili
16 – claudia lopedote, l’europa si è fermata in francia
24 – hanno collaborato
USCITO IL NUOVO NUMERO DE “GLI STATI UNITI D’EUROPA” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SU IL FATTO.IT
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Indice
editoriale
04 – roberto santaniello, una costituzione europea per la next generation
lo stato dell’unione
07 – carolina vigo, eppur si muove
09 – aurelia ciacci, sulla rampa di lancio
12 – ilaria corsi, lo sviluppo locale e la programmazione europea 2021-2027
d’oltralpe
15 – pawel stepniewski, elezioni presidenziali, la polonia rinnega lo stato di diritto
21 – sarah lenders-valenti, futili scuse ed esigenze comprovate – e sul perché non ha senso parlare di paesi frugali
europa in rosa
26 – rossella pace, 1945, cristina casana, la “protezione delle giovani fanciulle” e l’impegno europeo
pagine federaliste
32 – paolo sylos labini, seguire una vecchia proposta
33 – hanno collaborato
USCITO IL NUOVO NUMERO SEMESTRALE DE “GLI STATI UNITI D’EUROPA” GENNAIO – GIUGNO 2020 – SCARICABILE GRATIS QUI
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Indice
editoriali
04 – giovanni vetritto, più europa, subito
06 – pier virgilio dastoli, un hamilton moment da perpetuare
lo stato dell’unione
08 – istván teplán, orban e l’ombra di hitler
11 – aurelia ciacci, next generation, svolta decisiva o solita delusione?
14 – silvia bruzzi, l’unione sanitaria europea, una nuova sfida
19 – walter ganapini, green deal, una strategia europea per la transizione ecologica
materiali federalisti
26 – dichiarazione movimenti europei di italia, francia, spagna e polonia
quale finanza per la ripresa europea
30 – alberto majocchi, finanziare il rilancio con union bonds
34 – fabio masini, mes, le ragioni del si
38 – walter paternesi meloni-antonella stirati, mes, le ragioni del no
45 – claudia lopedote, quanta democrazia europea serve per soddisfare la democrazia tedesca
europa in rosa tra attualità e memoria
55 – marcella mallen, la leadership europea è donna: la prima prova
60 – andrea becherucci, fabrizia baduel glorioso ovvero “madame europe”
70 – maria pia di nonno, una rivoluzione in rosa al parlamento europeo
77 – hanno collaborato
USCITO IL N. 37 DE “GLI STATI UNITI D’EUROPA” SCARICABILE GRATIS QUI
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Indice
editoriale
04 – raffaele torino, per i diritti
astrolabio
06 – sarah lenders-valenti, il mio diritto vale più del tuo
10 – claudia lopedote, diritti umani addio
lo stato dell’unione
17 – michele gerace, il corpo e l’anima di una repubblica a venire
21 – alfredo ferrante, politiche a favore dei disabili
memorie federaliste
25 – maria pia di nonno, donne d’europa: un periodico che fece storia
34 – hanno collaborato
USCITO IL N. 36 DE “GLI STATI UNITI D’EUROPA” SCARICABILE GRATIS QUI e anche sul fatto.it
Indice
editoriale
04 – giovanni vetritto, amare l’europa
lo stato dell’unione
06 – sarah lenders-valenti, il fisco, le banche e la droga (in europa)
11 – giovanni moschetta, le procedure di infrazione
d’oltralpe
15 – pawel stepniewski, polonia, per i populisti una vittoria di pirro
materiali federalisti
18 – movimento europeo – italia, fermiamo l’offensiva turca contro i curdi
europa chiama mondo
21 – giorgio benigni, medio oriente, si fa la storia senza l’ue
25 – aurelia ciacci, l’impeachment di donald trump
pagine federaliste
30 – ursula hirschmann, noi senzapatria
33 – hanno collaborato
COME FERMARE LE STRAGI IN MARE
di pier virgilio dastoli
L’ennesima strage nel Mediterraneo è una vergogna per l’insieme dei 28 governi membri dell’Unione europea che hanno deciso a fine marzo di prorogare l’operazione Sophia fino al 30 settembre del 2019 ma «senza dispiegamento di forze navali». Chiediamo come Movimento europeo alla presidenza finlandese del Consiglio della Ue e all’Alto rappresentante per la politica estera e della sicurezza di convocare una riunione dei ministri degli Esteri e della Difesa dei Paesi membri per decidere di riattivare lo spiegamento delle forze navali dell’Unione europea nel Mediterraneo allo scopo di organizzare delle operazioni di ricerca e soccorso come quelle attuate da Mare Nostrum.
Mentre al Parlamento europeo chiediamo di creare una commissione di inchiesta sulle operazioni legate al controllo delle frontiere esterne e al governo dei flussi migratori.
USCITO IL N. 35 DE “GLI STATI UNITI D’EUROPA” SCARICABILE GRATIS QUI e anche sul fattonline
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oppure https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/30/in-europa-ce-il-solito-balletto-la-nuova-legislatura-ue-si-apre-malissimo/5355979/
Indice
editoriale
04 – giovanni vetritto, falsa partenza
lo stato dell’unione
07 – aurelia ciacci, in pieno stallo
09 – monica radu, i nuovi vertici: l’europeizzazione dei ruoli
d’oltralpe
13 – guillaume lenglet, la crescita dei partiti non tradizionali in belgio
astrolabio
16 – maria pia di nonno, il ruolo delle donne tra passato, presente e futuro
pagine federaliste
24 – alex langer, contro un’altra commissione
27 – hanno collaborato
FALSA PARTENZA
di giovanni vetritto
La nomina di Ursula Von Der Leyen al vertice della Commissione europea è stata la maldestra conclusione di una fase di apertura della nuova legislatura europea che non è esagerato definire preoccupante per il basso profilo.
Di fatto, il negoziato per le nomine si è aperto come se le elezioni non si fossero affatto tenute e se i relativi risultati non contassero nulla. Anzi, se una attenzione è parsa emergere, è stata quella alle potenziali reazioni, sulle singole decisioni, dei cosiddetti “sovranisti”: ovvero, gli unici certi sconfitti delle elezioni, i “barbari” che dovevano conquistare il continente, che solo un anno fa tutta la stampa mainstream d’Europa temeva come potenziali imminenti dissolutori di mezzo secolo di sforzi per l’integrazione, e che hanno viceversa avuto un risultato elettorale catastrofico, e insoddisfacente perfino nei due Stati ancora democratici nei quali la loro pur parziale affermazione è innegabile (ovvero Francia e Italia; del tutto improprio allargare la visione a uno Stato ormai pressoché del tutto privo dei requisiti democratici minimi qual è l’Ungheria di Orban).